Sono cinque i candidati “impresentabili” – tre nel centrodestra e due nel centrosinistra – per le Regionali in programma in Basilicata il 21 e il 22 aprile. É il risultato delle verifiche fatte dalla Commissione parlamentare Antimafia sulla violazione del codice di autoregolamentazione. Gli impresentabili sono Angelo Antenori (Orgoglio lucano), Vincenzo Clemente (Udc-Dc con Rotondi-Popolari Uniti), Francesco Piro (Forza Italia) nel centrodestra; Lucio Libonati e Livio Valvano, entrambi candidati con la lista Avs-Si-Psi. Tra gli impresentabili, Piro è un consigliere regionale uscente. (Fonte: Ansa)
Di che si tratta?
Il codice etico della Commissione non ha valore di legge ma chiede a partiti e movimenti di non candidare o sostenere anche in modo indiretto, attraverso il collegamento ad altre liste, persone rinviate a giudizio, indagate, sottoposte a misure cautelari o condannate. Nel caso dei candidati alle elezioni regionali in Basilicata si tratta di persone che stanno subendo un processo, quindi rinviate a giudizio, per presunti reati che, appunto, saranno accertati soltanto a processo concluso.
Diversa la posizione di Livio Valvano che chiarisce: “Nessuna condanna per i fatti in giudizio, anzi, c’è una sentenza della Cassazione dell’11/06/2015, n.31351, sezione n.6, che afferma l’inesistenza a mio carico anche dei soli indizi, l’assenza di reati e, addirittura, l’obbligo morale di conferire un encomio al Sindaco che, nelle circostanze contestate, si sarebbe speso solamente nell’interesse della comunità amministrata. Si tratta di fatti risalenti al 2013, come ben sanno i cittadini di Melfi che mi hanno rieletto Sindaco alle elezioni del 2016, riguardanti contestazioni di “concorso” (per la serie: non poteva non sapere) per presunte irregolarità amministrative, approfondite anche dal Ministero dell’Interno con la Commissione di Accesso nominata dall’allora Ministro leghista Salvini. Il lavoro della commissione di accesso portò all’archiviazione del procedimento di inchiesta per tutto il corpo politico, Sindaco compreso, con il decreto del 28/12/2020. Si tratta di fisiologiche attività e pesi da sopportare per tutti coloro che fanno gli amministratori in Italia, come ben sanno i Sindaci e i Presidenti di Regione, gli assessori e consiglieri regionali interessati da inchieste, su cui poi l’organo giudicante farà giustizia. Al momento il mio certificato del casellario giudiziale è “nullo” e tale resterà in futuro. Esprimo stupore per l’esistenza di questa barbara procedura del codice di autoregolamentazione parlamentare che fa strame dei principi costituzionali.”