L’AQUILA . L’Abruzzo risponde all’emergenza della violenza contro le donne con tre proposte di legge. Perché, accanto alla celebrazione annuale del 25 novembre, giornata internazionale scelta per commemorare l’attivismo di tre sorelle della Repubblica Dominicana, Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, soprannominate “mariposas” ovvero farfalle, torturate e uccise per aver combattuto per la libertà del loro Paese, occorrono iniziative concrete.
«La violenza è una piaga da combattere, senza distinzioni politiche, una battaglia che deve unirci in ogni momento dell’anno e non solo per le feste comandate», afferma Sara Marcozzi, consigliere regionale di Forza Italia, firmataria di due dei tre progetti di legge che riguardano l’introduzione di un reddito di libertà per le donne che subiscono violenza, il potenziamento dei centri antiviolenza e il progetto che fa riferimento all’educazione scolastica.
IL REDDITO DI LIBERTÀ.
La tutela delle donne passa anche attraverso l’indipendenza economica. È questa la riflessione alla base del progetto di legge per l’Istituzione del reddito di libertà per le donne vittime di violenza. Il testo prevede, infatti, «l’istituzione di un fondo finalizzato all’erogazione di un reddito di libertà per favorire l’emancipazione delle donne, che subiscono soprusi o ricatti e sono in condizione di povertà».
Il fondo prevede «l’erogazione di un contributo di natura sussidiaria per un periodo tra i 12 e i 36 mesi». La Regione Abruzzo, inoltre, «può attivare intese e protocolli con i ministeri competenti e con le associazioni datoriali per regolare i rapporti di lavoro e l’assunzione di donne vittime di violenza, oltre a prevedere specifici incentivi per le imprese che assumo donne che hanno subìto violenza».
Le risorse da stanziare, in via sperimentale, ammontano a 100mila euro l’anno. «I dati sull’aumento delle richieste di aiuto ai centri antiviolenza abruzzesi sono un campanello d’allarme che va al di là della ricorrenza della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne», dice Marcozzi, «la sensibilità che finalmente cresce intorno al tema è il primo passo per lavorare sulle migliori soluzioni legislative. I progetti di legge da me presentati in consiglio regionale come l’istituzione di un reddito di libertà e la riforma dei centri antiviolenza, saranno martedì all’ordine del giorno della Commissione Sanità, per proseguire l’iter che li porterà all’approvazione finale».
I CENTRI ANTIVIOLENZA.
Il secondo progetto di legge a tutela delle donne, a doppia firma di Marcozzi e del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Mario Quaglieri, scaturisce «dall’esigenza di apportare una serie di modifiche al testo approvato nel 2006 per la promozione e il sostegno dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per donne maltrattate». A più di 15 anni dall’entrata in vigore della legge si chiedono «l’introduzione di una cabina di regia regionale per il monitoraggio del fenomeno, la nascita di case di semi autonomia accanto ai centri antiviolenza, un piano triennale degli interventi e delle misure per contrastare la violenza sulle donne, il sostegno per il patrocinio legale delle vittime di abusi. Infine, la nascita di un osservatorio regionale sulle pari opportunità e la violenza sulle donne».
In particolare, la Cabina di regia istituita nella sede della Presidenza della giunta regionale, avrà il compito di coordinare gli interventi e le misure per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne e il sostegno dei loro figli, di formulare proposte e promuovere l’attivazione di una rete regionale antiviolenza, di cui fanno parte istituzioni pubbliche e private e le associazioni che operano sul territorio.
Altro compito a carico della Cabina di regia regionale è quello di censire i soggetti che operano nel settore e che risultano beneficiari di finanziamenti regionali. L’istituzione di case di semi autonomia serve, invece, ad accogliere temporaneamente le donne e i loro figli che non si trovano in condizioni di pericolo immediato a causa della violenza, che necessitano di un periodo limitato di tempo per compiere il percorso di uscita dalla violenza e che non hanno raggiunto, al momento della dimissione dai centri antiviolenza la piena autonomia per motivi culturali, educativi, legali ed economici.
EDUCARE ALLA PARITà.
Ha invece come obiettivo l’educazione alla parità di genere e al rispetto delle donne nelle scuole il progetto di legge presentato dal centrosinistra, primo firmatario il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Silvio Paolucci.
La proposta punta a garantire “nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa la promozione, nelle scuole di ogni ordine e grado, dell’educazione alla parità tra i sessi e la prevenzione alla violenza di genere e contro le discriminazioni con particolare riferimento a progetti e iniziative che la Commissione pari opportunità può avviare negli istituti scolastici e nelle università. Attività che possono essere espletate anche nelle istituzioni formative accreditate e dagli istituti penali per i minorenni, per l’erogazione di percorsi triennali di formazione. Interventi da finanziare attraverso un fondo per l’educazione alla parità di genere.
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