TERAMO. Quelle tre cupole che svettano sono l’identità del tribunale teramano, finite anche in molti libri di storia dell’arte a raccontare una delle opere più importanti dell’architetto Gianfranco Caniggia, noto allievo dell’ urbanista e storico dell’architettura italiana Saverio Muratori. Ma in quell’edificio nato da un progetto del 1963, portato avanti tra il 964 e il 1970, oggi si fa sempre più fatica negli spazi diventati negli anni sempre meno adatti a contenere la quotidianità del sistema giustizia. E sei i lavori avviati con i fondi del Pnrr serviranno a migliorare l’efficientamento energetico e la sicurezza, sicuramente non sono previsti nuovi spazi.
Premessa indispensabile da cui parte l’Ordine degli avvocati che tramite il suo presidente Antonio Lessiani lancia la sfida: un nuovo tribunale per creare a Teramo, con la sua facoltà di Giurisprudenza che ha varie collaborazioni con il palazzo di giustizia, una Cittadella del diritto. «Teramo ha tutte le carte in regola», dice Lessiani negli anni scorsi in prima linea nella battaglia per la richiesta di nuovi giudici, «e non possiamo rischiare di rimanere indietro. Dobbiamo essere competitivi con il resto del territorio regionale. All’Aquila ci sono un tribunale e una Corte di Appello da poco riedificati, a Pescara c’è un tribunale grande e moderno, a Chieti si prevede la realizzazione di una moderna cittadella giudiziaria. Noi dobbiamo difendere il nostro territorio e per questo si rende necessario progettare una nuova struttura creando una Cittadella della giustizia. Siamo gli unici in Abruzzo ad avere una facoltà di Giurisprudenza che ha tanti progetti di collaborazione con il tribunale».
Lessiani lancia tre proposte che prevedono l’utilizzo di strutture già esistenti: i capannoni del Comune di Madonna delle Grazie, il cui uso tra l’altro venne ipotizzato quando si parlò di spostare uffici e aule dal palazzo per gli attuali lavori, i capannoni dell’ex Spea e la maxi struttura dell’ex manicomio di via Sant’Antonio. «Gli attuali lavori finanziati con fondi Pnrr vanno bene perché renderanno più dignitoso l’attuale palazzo e il quindi il lavoro di dipendenti e operatori della giustizia», continua Lessiani sugli interventi che prevedono anche il rifacimento dei servizi igienici, «ma rimane il fatto che non incideranno sulla struttura, sulla sua capienza e sulla sua funzionalità. Nell’edificio gli spazi sono molto ridotti, basti pensare che i giudici civili sono in due in un’aula, le cancellerie sono state ricavate negli spazi di quelle che fino a qualche anno fa erano aule, gli ufficiali giudiziari e i giudici di pace sono costretti a stare in locali fuori dal palazzo di giustizia. Insomma gli spazi restano piccoli per il personale, ancora di più oggi che finalmente sono arrivati nuovi giudici e nuovo personale amministrativo. Noi facciamo delle proposte che ci auguriamo vengano raccolte dalle istituzioni senza mai dimenticare che il tribunale è di tutto ed è una risorsa di tutti. Bisogna difendere il territorio e soprattutto evitare di diventare un ramo secco perché i rami secchi prima o poi vengano tagliati». Il riferimento chiaro è al destino di quelli che diventano tribunali minori e che in Abruzzo ormai da anni vedono la strenua battaglia di territori come Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto con istituzioni e cittadini mobilitati contro la chiusura.
«La progettazione di un nuovo tribunale a Teramo è una sfida che va raccolta», conclude Lessiani, «e in tempi che non devono essere lunghi. Il nostro territorio non può assolutamente rimanere indietro, per questo ci auguriamo che la Cittadella del diritto possa essere un obiettivo comune di tutte le istituzioni coinvolte».
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