
CASOLI. Rimarrà ancora nel carcere di Londra, a Wandsworth, Michael Whitbread, l’inglese di 74 anni accusato dell’omicidio della compagna 66enne Michele Dawn Faiers, ammazzata con sette coltellate alla schiena nella loro villetta di Casoli lo scorso 28 ottobre. L’udienza preliminare programmata ieri davanti al giudice della Westminster Magistrates’ Court è stata rinviata al prossimo 7 dicembre a causa di alcuni problemi di rete che hanno fatto saltare il collegamento con il carcere londinese. In attesa dell’udienza plenaria che i giudici inglesi hanno fissato per il prossimo 26 febbraio, l’uomo che, tramite i suoi legali chiede la scarcerazione, rimarrà ancora un mese in stato di detenzione.
Con l’accusa di omicidio aggravato nei confronti della sua compagna, il 74enne, istruttore di guida in pensione e proprietario di un negozio, lo scorso sabato non ha acconsentito alla procedura di estradizione e, sempre tramite i suoi legali, ha respinto le accuse sostenendo di essere tornato in Inghilterra per motivi familiari e di essere in possesso di un titolo di viaggio per rientrare in Italia.
Ma una serie di indizi lo incastrano a partire dalle telecamere che si trovano vicino all’abitazione di Casoli, in contrada Verratti, e che dimostrano come nessuno, oltre lui, sia entrato nella casa del delitto prima del ritrovamento del cadavere. Sono state le urla di Petrina Helen Keay, un’amica della vittima, a lanciare l’allarme quando – dopo giorni che non riusciva a mettersi in contatto Michele – si è precipitata alla porta della villetta di Casoli, ha suonato il campanello e, non ricevendo risposta, insospettita ha girato le chiavi nella serratura scoprendo così l’omicidio. Poi ancora un’altra prova: all’interno della villetta sono stati trovati anche i vestiti del 74enne sporchi di sangue e, infine, la testimonianza di Petrina che ha confermato come la vittima – nel recente passato – le avesse riferito che il compagno la picchiava, procurandole anche dei lividi e che lei aveva paura.
La scoperta di Petrina è avvenuta quando l’uomo a bordo della sua Jeep Compass bianca aveva già oltrepassato il confine con la Svizzera e, dopo un viaggio di oltre 2.000 chilometri, aveva cercato rifugio a casa della figlia a Shepshed.
Qui l’arresto grazie alla cooperazione tra la procura di Lanciano, l’Arma dei Carabinieri di Chieti e la polizia inglese. Nelle prossime ore il procuratore Mirvana Di Serio affiderà l’incarico per l’autopsia al medico legale Pietro Falco. (e.g.)
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