VASTO. Ha sparato con l’intenzione di uccidere. Ecco perché Antonio Palermo, sessantenne originario di Napoli, è stato condannato a sei anni di carcere per il tentato omicidio aggravato del figlio Anthony, ferito di striscio con un colpo di pistola la sera del 18 dicembre scorso, a Cupello, all’esterno di un’abitazione di via Aldo Moro, nel corso di una lite scoppiata per non meglio precisate ragioni familiari. La sentenza del giudice del tribunale di Vasto Fabrizio Pasquale è arrivata con il rito abbreviato: significa che l’imputato, tuttora agli arresti domiciliari, ha beneficiato dello sconto di un terzo della pena. Il pubblico ministero Silvia Di Nunzio, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, ha chiesto cinque anni di reclusione.
Secondo l’accusa, il sessantenne non è riuscito nell’intento di ammazzare «per cause indipendenti dalla propria volontà»: nello specifico, «una mossa repentina di schivamento di Anthony», 24 anni, che ha riportato una piccola ustione sul braccio destro, un trauma cranico e contusioni multiple giudicate guaribili in sette giorni. Antonio Palermo è stato riconosciuto colpevole anche di detenzione e porto in luogo pubblico di arma clandestina e ricettazione, perché ha fatto fuoco con una «pistola revolver marca Olympic a salve, modificata mediante l’applicazione di canna in acciaio e di un tamburo tornito, risultata priva di matricola e idonea a sparare cartucce calibro 38 special» (sono stati sequestrati anche quattro proiettili detenuti abusivamente). E c’è anche un’ulteriore contestazione, perché l’imputato ha portato fuori dalla sua abitazione, «senza un giustificato motivo, un coltello con nove centimetri di lama». Antonio Palermo è stato invece assolto dal reato di rissa. È scontato il ricorso in appello da parte da parte del difensore, l’avvocato Alessandro Orlando.
Sempre ieri, è comparso in tribunale anche Anthony, accusato di aver partecipato alla rissa precedente allo sparo che ha coinvolto pure altri familiari e nella quale ha provocato al padre ferite giudicate guaribili in 15 giorni. Il giovane deve rispondere anche di detenzione di sostanze stupefacenti perché i carabinieri, nel corso della perquisizione, all’interno della sua camera da letto, hanno trovato poco più di 58 grammi di marijuana, dai quali sarebbe stato possibile ricavare circa 100 dosi. Il giudice ha respinto la richiesta di messa alla prova: Anthony dovrà affrontare il dibattimento.
È già iniziato lo scorso aprile, invece, il processo nei confronti degli altri componenti della famiglia che avrebbero dato vita alla rissa, ovvero Roberta Filomena Palermo (26 anni) e Luciano Fagnani (38) – sorella e cognato della vittima – che hanno preso a calci Anthony provocandogli alcune lesioni.