ORTONA. Una nave battente bandiera turca è stata bloccata dalla Capitaneria di porto di Ortona per rilevanti irregolarità sulla la sicurezza della navigazione e violazioni alle norme contenute nelle principali convenzioni internazionali sul trasporto marittimo. La nave è una general cargo adibita al trasporto di cereali, lunga 100 metri e di 3.500 tonnellate di stazza lorda. La “detenzione”, vero e proprio “fermo amministrativo”, è stata disposta a seguito di un’ispezione tecnico-operativa durata circa 7 ore, effettuata a bordo da ispettori abilitati Psc (Port state control) della Direzione marittima di Pescara, nel corso della quale sono state rilevate ben 5 deficienze gravi riguardanti i certificati internazionali della nave, le condizioni di vita dell’equipaggio e, di particolare rilevanza, importanti carenze strutturali ai mezzi collettivi di salvataggio.
Le deficienze riscontrate, nel loro complesso, hanno mostrato scarsa efficienza ed efficacia delle procedure di gestione della sicurezza a bordo ed insufficiente attenzione alle condizioni di salute e sicurezza del personale imbarcato. La nave potrà riprendere la navigazione solo dopo aver rimediato alle deficienze riscontrate ed essere stata sottoposta, con esito favorevole, ad un’ulteriore ispezione Psc di “rilascio”. Il Port State Control è l’attività ispettiva delle navi straniere da parte dell’autorità dello Stato del porto, per garantire che la nave che scala un porto in navigazione internazionale non sia in condizioni sub-standard rispetto alle convenzioni internazionali che regolano la sicurezza della navigazione, costituendo un pericolo per la vita umana in mare e per l’ambiente. L’attività, in Italia, è svolta esclusivamente da personale delle Capitanerie di porto, debitamente formato ed autorizzato quale ispettore Psc.
Il provvedimento di detenzione è una misura che viene adottata a tutela della sicurezza della navigazione e dei lavoratori imbarcati sulle unità straniere che scalano i porti dei Paesi aderenti al Memorandum of understanding di Parigi. Le sanzioni arrivano sino a prevedere la “messa al bando” dai porti europei delle unità che non rispettano i parametri minimi di sicurezza riconosciuti. (cr. or.)
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