VASTO . Il ponte di fine aprile e inizio maggio ha richiamato tantissimi turisti in città. La Marina è stata presa d’assalto. Per tanti operatori è stato l’inizio della stagione balneare e, da subito, si ripresenta un problema che assilla da anni: ancora una volta spiccano sulle vetrine di bar, gelaterie, pizzerie, ristoranti e lidi i cartelli di ricerca del personale. Non si trovano cuochi, camerieri, bagnini, lavapiatti, ma anche falegnami e artigiani. A confermarlo sono gli operatori: «La domanda supera da anni l’offerta», dice Piergiorgio Molino, presidente del consorzio di operatori Vivere Vasto Marina.
Gli operatori hanno esposto il problema al sindaco Francesco Menna, che ha risposto avviando un progetto per la formazione di personale da destinare ad attività ricettive e artigiane all’interno di una struttura confiscata alle mafie: «Si tratta di una villa in via dei Colli Albani che è stata confiscata un anno fa. Ho deciso di destinarla al sociale, all’integrazione e alla formazione. All’interno della villa verranno avviati dei corsi per stranieri che hanno trovato rifugio a Vasto. I corsi professionali formeranno artigiani, lavapiatti, aiuto cuochi e altre figure che gli operatori non riescono a trovare. I rifugiati impareranno un mestiere e saranno immessi nel tessuto produttivo».
Al momento sono richieste diverse figure: camerieri, baristi, personale di cucina receptionist, personale per le spiagge, addetti alle pulizie, operatori di vendita. Una decisione, quella di Menna, che viene accolta favorevolmente anche dagli operatori agricoli. Anche nelle campagne e all’interno di cooperative agricole e ortofrutticole manca il personale. Negli ultimi anni diversi imprenditori si sono detti costretti a limitare giorni e orari di apertura a causa della mancanza di personale, e spesso le stime sulla mancanza di lavoratori sono state accostate all’aumento dei disoccupati registrato dall’Istat. Paradosso che è difficile spiegare con i singoli casi. Difficile trovare una causa. Le cause sono diverse e complesse, Per i sindacati c’entrano i problemi storici del mercato del lavoro italiano, in primo luogo precarietà e nero. «Il modo migliore per rispondere è preparare personale addestrando chi ha voglia di costruire un futuro in città», conclude Menna.
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