CHIETI. Trucidarla con 34 coltellate non gli è bastato: Cristiano De Vincentiis ha continuato a odiare la madre Paola anche da morta, al punto da voler oltraggiare la sua tomba. A sostenerlo davanti alla Corte d’assise di Chieti, dove è in corso il processo nei confronti dell’autore dell’omicidio avvenuto a Bucchianico il 19 ottobre 2022, sono stati Oscar Gilli e Luca Nicastro, per un periodo compagni di cella dell’assassino, 51 anni, il quale ha sempre affermato di essersi difeso da un’aggressione in casa da parte della donna di 69 anni.
Ieri mattina i due detenuti, citati dal pubblico ministero Giancarlo Ciani, si sono collegati con il tribunale teatino in videoconferenza dalle carceri di Teramo e Fossombrone, dove sono attualmente rinchiusi. Gilli e Nicastro hanno riferito di aver ricevuto le confidenze di Cristiano in relazione al delitto sul quale hanno indagato i carabinieri. L’assassino, sempre in base al racconto dei due testimoni, nutriva un forte risentimento nei confronti di Paola De Vincentiis, che nell’ultimo periodo non era più in grado di consegnargli denaro per coltivare i suoi vizi e per pagare viaggi a sfondo sessuale. Dichiarazioni che danno forza al movente economico ipotizzato fin dal primo momento, perché Cristiano – secondo la ricostruzione dell’accusa – chiedeva in continuazione denaro alla madre che, poche ore prima di essere massacrata, aveva cercato soldi anche al parroco del paese.
Gilli e Nicastro hanno parlato davanti ai giudici della valanga di insulti che l’assassino, nei giorni successivi al delitto, aveva pronunciato nei confronti della vittima, infangandone la memoria e spingendosi a scandire un’irripetibile frase sulle modalità con cui avrebbe voluto oltraggiarne la lapide. È emerso anche un forte risentimento verso le zie, ovvero le sorelle di Paola, che si sono costituite parte civile e chiedono il risarcimento dei danni. «Quando esco, le voglio ammazzare», avrebbe confidato Cristiano ai compagni di cella (ora ex).
La personalità violenta del 51enne è affiorata soprattutto dalla testimonianza di Nicastro, che ha raccontato di aver subito una violenta aggressione da parte dell’assassino. De Vincentiis, al culmine di una lite in cella per l’utilizzo del telecomando della tv, lo ha picchiato tanto da provocargli lesioni giudicate guaribili in un mese. Secondo l’avvocato Gian Luca Totani, difensore dell’imputato, le parole dei due detenuti sono da ritenere inattendibili.
Ieri in aula è stato ascoltato anche lo psichiatra, Stefano Farracuti, consulente del pubblico ministero, secondo cui l’assassino era pienamente in sé quando ha ucciso la madre colpendola alla schiena, al collo e alla nuca. Per il collega Vittorio Sconci, la capacità di intendere e volere di De Vincentiis – al momento del delitto – era grandemente scemata.
Il presidente Guido Campli (giudice a latere Maurizio Sacco) ha fissato la prossima udienza al 29 maggio: a palazzo di giustizia ci sarà De Vincentiis, che avrà l’opportunità di fornire la sua versione e respingere un’accusa da carcere a vita. In quella stessa data sarà affidato l’incarico allo psichiatra Giovanni Battista Camerini per una perizia sull’imputato.
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