TERAMO. Gianguido D’Alberto, sindaco di Teramo e presidente regionale dell’Anci, apre il dibattito post elezioni sui piccoli Comuni d’Abruzzo. E afferma che sono destinati a sparire se il Governo e la Regione non si attiveranno. Il suo intervento al convegno Anci che si è da poco svolto a Rocca San Giovanni è un invito a partecipare alla discussione che parte da un punto fermo e preoccupante.
Gli ultimi dati di OpenPolis infatti ci dicono che tra meno di 20 anni, e più precisamente nel 2042, lo spopolamento in Abruzzo potrebbe avere proporzioni doppie rispetto a quelle dell’intero Paese, con 100.000 residenti in meno e con comuni come Sulmona, Montorio e Trasacco che potrebbero arrivare a perdere addirittura oltre il 20% della popolazione. Nello stesso arco di tempo le persone con almeno 80 anni sono destinate, secondo gli stessi dati, ad aumentare del 30%.
«Una situazione che ci impone di mettere in campo un nuovo approccio ai bisogni del territorio», dice D’Alberto che di seguito tocca i principali gangli del problema.
ENTI LOCALI
«I Comuni abruzzesi, negli ultimi 10 anni, hanno perso il 31% del proprio personale e oggi hanno il 67% dei dipendenti che è ormai over 50, mentre gli under 40 sono appena il 10% e quelli con meno di 30 anni l’1%. Resta grave, poi, la situazione dei segretari comunali: nei piccoli comuni ne mancano più di 100 su 134 che dovrebbero essere in organico».
DIGITALIZZAZIONE
«Anche qui, in Abruzzo, specie nelle aree interne, siamo molto indietro. Digitalizzare i servizi della pubblica amministrazione significa renderli più efficienti e offrire un’esperienza migliore ai cittadini, ma non basta. Bisogna infatti anche ampliare le competenze digitali dei cittadini, a partire dalle giovani generazioni».
SCUOLA
«Le scuole abruzzesi, oggi, sono indietro su infrastrutture e competenze digitali. In Abruzzo il livello delle abilità e il numero di aule informatiche è al di sotto della media nazionale ed europea. La soglia scende ulteriormente nei comuni più periferici della regione, accentuando il divario tra aree interne e costiere.
I dati ci dicono che in Abruzzo solo un edificio su 4 ha un’aula informatica, quota che scende a 1 su 5 nei comuni periferici e ultraperiferici, e che oggi solo il 43% degli abruzzesi ha competenze digitali almeno di base, molto meno della media nazionale ed europea».
LE PRIORITÀ
«Abbiamo bisogno che i fondi per la rigenerazione urbana, il turismo sostenibile, il dissesto idrogeologico, la viabilità diventino strutturali. Purtroppo ad oggi tutte le misure messe in campo dal Governo, e di conseguenza dalla Regione, vanno in direzione contraria. Alcuni esempi sono ben noti. Nell’ultimo decreto legge sul Pnrr alcune coperture finanziarie vanno ad azzerare le risorse già assegnate ai Comuni. Si tratta di 2 miliardi di euro che vanno a colpire in particolare la fascia dei centri. Lo stesso dimensionamento scolastico, che viene spesso derubricato come una mera questione amministrativa, va in direzione contraria allo spirito del Pnrr, che è quello di mettere il sistema scolastico al centro della crescita del paese, riducendo le distanze territoriali e sociali».
IL PUNTO CRUCIALE
«C’è poi la questione relativa all’autonomia differenziata, con un testo di legge che, così come è strutturato, andrà a penalizzare maggiormente proprio le aree interne e i piccoli Comuni. Anche la determinazione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni), che ad oggi sembra peraltro ancora lontana, non può certo rappresentare l’unico controbilanciamento, in quanto del tutto insufficiente. E questo ancor di più se nella loro determinazione ci si riferisce alla spesa storica».
LE CONCLUSIONI
«Solo garantendo gli stessi diritti su tutto il territorio, aumentando le risorse, non solo economiche ma strumentali e umane nei piccoli Comuni, promuovendo le buone pratiche di cui sono depositari, potremo rilanciare l’intero paese». Fin qui D’Alberto. I temi sono tanti, il dibattito sul futuro dei piccoli Comuni abruzzesi è aperto. (l.c.)