CHIETI. La storia si nutre di simboli. Come lo è la penna con cui Giacomo Matteotti scrisse il suo ultimo discorso pronunciato in Parlamento il 3 maggio 1924. L’atto d’accusa contro Mussolini che costò la vita al deputato socialista, eroe borghese dell’antifascismo. Il 13 giugno Filippo Turati dava in Parlamento la notizia della sua scomparsa. Il corpo sarà ritrovato due mesi dopo, il 16 agosto. Matteotti fu rapito e assassinato il 10 giugno 1924 da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini, processato a Chieti e condannato con i suoi complici a pene irrisorie in un processo entrato nella storia come una farsa di regime. A cento anni dal sacrificio del socialista Matteotti, la sua penna, diventata un simbolo laico, dà lo spunto per celebrare anche in Abruzzo un anniversario nefasto.
“Usala per la libertà” è l’iniziativa ideata per gli studenti e aperta a tutta la cittadinanza, non solo di Chieti. La Cgil teatina, in collaborazione con Flc e Spi Cgil, la Libreria De Luca e l’associazione “Da Grande voglio crescere”, ha organizzato un flash mob lunedì 27 maggio, alle 10, in piazza San Giustino, davanti a quel tribunale dove si tenne il processo farsa, al quale Velia Titta, vedova di Matteotti, non si costituì parte civile, avendone facilmente intuito l’esito con condanne addomesticate. «Il processo dovrà svolgersi in un clima di calma perfettissima, se non di indifferenza», ordinò il regime, ottenendone il trasferimento nella “città della camomilla”, preferita all’Aquila. Il “processo farsa” si svolse in Corte d’Assise a Chieti dal 16 al 24 marzo 1926. Presente, in aula, l’avvocato della famiglia Matteotti, Pasquale Galliano Magno di Orsogna, che non volle nulla dalla vedova come compenso. Riceverà invece, botte dai fascisti. La vedova, Velia, volle così donargli la penna stilografica dell’amato marito.
«Da quella penna parte la nostra storia di oggi», scrive la Cgil, «agli studenti in piazza sarà consegnata la “Penna della libertà”, e da loro saranno scritte nuove pagine di democrazia». Penne come l’originale custodita a Pescara da Marina Campana, nuora di Galliano Magno, ma attualmente in mostra a Rovigo. La Waterman stilografica con cui Matteotti consegnò alla storia frasi come questa: «Uccidete pure me, ma non ucciderete mai le idee che sono con me». (l.c.)