LANCIANO. Da un lato la Procura, con la richiesta di archiviazione del caso della pista ciclabile di via del Mare; dall’altro l’associazione Ascom che ha presentato opposizione e attende la fissazione dell’udienza. Al centro la relazione del tecnico incaricato dalla stessa Procura che definisce la pista non conforme ad alcune norme e non collaudabile. Sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere se chiudere definitivamente il caso o riaprirlo. Di certo la ciclabile di via del Mare resta l’opera più controversa dell’ex giunta Pupillo, oggetto di numerosi esposti, non solo di Ascom, e ben quattro petizioni perché considerata pericolosa.
L’INCHIESTA«Tenuto conto di quanto esposto, la pista ciclabile di via Del Mare, Olmo di Riccio, via Panoramica, via Alba secondo il parere di questo consulente non poteva essere collaudata». È la conclusione che fa l’ingegnere Giovanni Ranieri a cui la Procura ha affidato la relazione tecnica sulla pista ciclabile di via Del Mare. Una relazione che comunque non ha impedito alla Procura di richiedere l’archiviazione e che ha spinto invece l’Ascom a fare opposizione, tramite l’avvocato Quirino Ciccocioppo che da anni segue la vicenda. Opposizione con udienza davanti al Gip ancora fissata, su cui Ascom crede avendo già ottenuto una volta la riapertura del caso. Nell’ottobre 2020, infatti, il giudice per le indagini preliminari Massimo Canosa respinse la prima richiesta di archiviazione della Procura del fascicolo aperto contro ignoti sulla via e ordinò nuove indagini per verificare se la ciclabile fosse pericolosa, se ci fossero stati atti omessi e se l’opera fosse collaudabile. Quesiti che il procuratore Mirvana Di Serio ha posto al suo consulente. «Avendo letto la relazione tecnica dell’ingegnere Ranieri», spiega il presidente Ascom Angelo Allegrino, «e la conclusione che la pista non poteva essere collaudata abbiamo deciso di opporci alla chiusura del caso».
I DUBBI«Nelle 44 pagine della relazione tutto quello che in questi anni abbiamo sostenuto anche davanti al ministero dei Trasporti è stato rilevato, in primis il fatto che la pista non è sicura», dice Allegrino. «Infatti il nostro problema non sono le piste ciclabili, non siamo contrari, anzi c’è un settore Ascom Abruzzo bike, che le incentiva e tutela, ma vogliamo siano sicure e a norma e questa non lo è». Fin dalla presentazione del progetto nel 2015 l’associazione aveva espresso dubbi. Trasformati in esposti, viaggi a Roma, petizioni contro una pista aperta nel 2019 costata oltre 1 milione di euro (600mila euro della Regione) che l’amministrazione Pupillo ha sempre difeso a spada tratta. «Un’opera che la relazione dice non conforme alle previsioni del vigente Piano generale di traffico urbano, con tratti non conformi alle previsioni e prescrizioni del codice della strada», riprende Allegrino, «Ma la cosa più grave riguarda le larghezze: quella complessiva della corsia più la banchina è inferiore a 5.50 metri chiesti dalla legge ed è una criticità che non potrà mai essere sanata poiché ai lati della strada sono presenti case e negozi di privati. Bisogna smantellare la pista, a meno che non si voglia lasciare un’opera non a norma e pericolosa». Non a norma sia il secondo tratto della pista che quella di via Panoramica, ormai quasi inesistente e dove la ciclabile è attraversata dai parcheggi dei privati. Un problema affrontato anche dall’ufficio tecnico del Comune che aveva previsto l’inversione della pista rispetto ai parcheggi: mai fatta.
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