PESCARA. Che impatto ha avuto sulle casse pubbliche il Superbonus in Abruzzo? La risposta è arrivata ieri da uno studio della Cgia Mestre su dati Enea e Istat. L’indagine rivela che la nostra regione è costata allo Stato 4 miliardi e 210 milioni di euro per 14.720 interventi di ristrutturazione. Nella classica stilata da Cgia, che pubblichiamo in pagina, l’Abruzzo è al settimo posto in Italia per l’importo medio a intervento, sempre carico dello Stato, che si attesta sulla cifra di 285.736 euro. Mentre sono il 4,2 per cento gli immobili, sul totale degli edifici presenti in regione, interessati da interventi con il Superbonus: un dato che ci piazza al decimo posto nella graduatoria nazionale.
IL QUADRO IN ITALIA
Al 30 aprile scorso, gli interventi di ristrutturazione/efficientamento edilizio realizzati per mezzo del Superbonus sono stati in Italia poco meno di 500mila (precisamente 495.469). Nonostante gli oneri complessivi a carico dello Stato siano pari a 122,6 miliardi di euro, solo il 4,1 per cento del totale degli edifici residenziali presenti nel Paese è stato interessato dall’agevolazione fiscale. A livello regionale, invece, è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al 110 per cento. Con 59.588 asseverazioni depositate, l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è stata pari al 5,6 per cento. Seguono l’Emilia Romagna con 44.364 asseverazioni e un’incidenza del 5,4 per cento, il Trentino Alto Adige con 11.314 interventi e sempre con un tasso del 5,4 per cento, la Lombardia con 77.992 asseverazioni e un’incidenza del 5,2 e la Toscana con 38.166 operazioni e anch’essa con una incidenza del 5,2 per cento. Per contro, a “snobbare” l’incentivo sono state le regioni del Mezzogiorno: Molise e Puglia, ad esempio, hanno interessato solo il 2,9 per cento dei propri edifici residenziali, la Calabria il 2,6 per cento e la Sicilia solo il 2,2 per cento.
L’ONERE MEDIO
Sempre a livello nazionale, l’onere medio a carico dello Stato è stato di 247.531 euro per edificio residenziale interessato da un intervento con il Superbonus. Il picco massimo si registra in Valle d’Aosta con 401.671 euro per edificio, seguono la Basilicata con 298.909 euro, la Liguria con 298.063 euro, la Lombardia con 295.222 euro e la Campania con 294.632 euro. L’Abruzzo, come si diceva, è settimo. Chiudono la graduatoria il Veneto con un costo medio per intervento di 194.896 euro per edificio, la Sardegna con 187.413 e, infine, la Toscana con 182.930 euro.
ROBIN HOOD AL CONTRARIO
L’analisi dei dati porta la Cgia Mestre a bocciare l’eco-misura dando ragione al governo Meloni che l’ha depotenziata.
«Il Superbonus è costato alle casse pubbliche 122,6 miliardi di euro di detrazioni fiscali», ribadisce l’associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, «se lo Stato avesse investito queste risorse per realizzare alloggi pubblici ad un costo ipotetico di 100mila euro cadauno», afferma la Cgia, «ora potremmo contare su 1,2 milioni di nuove unità abitative. E demolire tutte le 800mila case popolari presenti in Italia, molte delle quali versano in condizioni fatiscenti, per ricostruirle con tecniche innovative e con classi di efficienza energetica elevate. Avremmo, in altre parole, risolto l’emergenza abitativa che colpisce, in particolare, le fasce sociali più deboli del nostro Paese corrispondenti, secondo il Censis, a 3,5 milioni di persone. Il Superbonus, invece, si è comportato come un Robin Hood al contrario: ha tolto ai poveri per dare ai ricchi».
UN BUCO NELL’ACQUA
È evidente che quella denunciata dall’Ufficio studi della Cgia altro non è che una provocazione, «tuttavia dà l’idea di come lo Stato abbia speso con una certa “leggerezza” una cifra ingentissima», affermano dall’associazione, «destinandola soprattutto alle persone più danarose. Questo importo, nella stragrande maggioranza dei casi, è andato a beneficio di proprietari di unità abitative private con disponibilità economiche tali da poter farsi carico di gran parte dei costi di efficientamento edilizio/energetico sostenuti in questi ultimi anni. La misura», continua la Cgia, «rischia inoltre di non raggiungere nemmeno gli obiettivi di efficienza energetica di lungo periodo, che per essere conseguiti richiederanno interventi continuativi anche nei prossimi anni».
IL COLPO FINALE
«È nato male e proseguito peggio». Così l’associazione dà il colpo finale al Superbonus.
«È venuto alla luce nel maggio del 2020 e sin dall’inizio la sua applicazione è stata fortemente legata agli altri bonus edilizi (ristrutturazione edilizia, rigenerazione energetica, sisma, mobili, etc.). Questo intreccio», sottolinea Cgia, «ha contribuito a far esplodere la giungla burocratico-legislativa che in quattro anni ha comportato oltre 280 modifiche normative e relativi chiarimenti. Una situazione che ha creato tra gli addetti ai lavori e i proprietari di abitazioni confusione e incertezza applicativa, favorendo, in parte, anche la proliferazione di truffe ai danni dello Stato. Secondo l’Agenzia delle Entrate», conclude l’associazione, «le frodi riconducibili ad un utilizzo illegale dei bonus edilizi sono state pari a 15 miliardi di euro, di cui 8,6 sono stati oggetto di sequestri preventivi da parte dell’autorità giudiziaria e 6,3 sono stati sospesi». (u.c.)