L’AQUILA. Rese note le motivazioni della Cassazione che a marzo scorso aveva annullato la condanna a 21 anni di carcere per don Paolo Piccoli, il sacerdote 56enne originario di Verona, ma incardinato nella diocesi dell’Aquila, accusato di aver strangolato, il 25 aprile 2014, l’anziano prete don Giuseppe Rocco che viveva con lui a Trieste in un seminario per sacerdoti pensionati. Si tratta di un annullamento con rinvio. Quindi ci sarà un nuovo processo, questa volta non più a Trieste, dove si sono svolti i primi due gradi di giudizio, ma davanti alla Corte d’ Appello di Venezia. «La ragione per cui il processo è da rifare sta nel fatto che è stato violato il diritto alla difesa dell’imputato, ed in particolare il diritto cosiddetto delle armi pari, il quale vuole che nella prova tecnica siano sempre ascoltati i consulenti della difesa. Quest’ultimo principio contrastava con un principio in auge presso la Suprema Corte fino allo scorso ano quando è stato invece recepito il principio citato», ha spiegato al Capoluogo l’avvocato di don Piccoli, Vincenzo Calderoni. Le motivazioni del rinvio sono, dunque, tecniche ma sostanziali perché mettono in discussione l’utilizzabilità delle consulenze tecniche che nei primi due processi portarono alla condanna di don Piccoli. Più in dettaglio la sentenza d’Appello di condanna è stata “cassata” perché «gli accertamenti tecnici del Ris di Parma sulle tracce di sangue e la consulenza autoptica utilizzati nei processi di primo e secondo grado non sarebbero stati, in realtà, ammissibili»: erano entrambi accertamenti irripetibili, ma don Paolo Piccoli non venne avvisato per nominare i suoi consulenti. Erano stati i risultati dell’autopsia a stabilire che l’anziano sacerdote era morto non per cause naturali ma per strangolamento. Poi c’era la prova del Dna su alcune tracce di sangue rinvenute sulle lenzuola del letto dove fu trovato il cadavere. Quelle tracce sono state attribuite a don Piccoli che, secondo l’accusa, avrebbe ucciso il religioso per rubare una catenina.
Canonico militare e cappellano sulle navi da crociera, don Piccoli è molto noto in città dove aveva prestato servizio nelle parrocchie di Rocca di Cambio e Pizzoli. Era stato condannato a dicembre 2019 dalla Corte d’Assise d’Appello di Trieste a 21 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio di don Giuseppe Rocco, monsignore triestino 92enne, il cui corpo fu rinvenuto all’interno della Casa del Clero di Trieste dove entrambi i presuli abitavano. Il sacerdote 56enne, però, si è sempre dichiarato innocente. La vittima fu trovata senza vita dalla perpetua, Eleonora Laura Di Bitonto, che tentò di rianimare l’anziano, come registrato anche dalla telefonata fatta al 118. La Suprema Corte ha ribaltato la sentenza di secondo grado, per cui il processo è tutto da rifare e la prima udienza, con ogni probabilità si svolgerà in primavera. Il caso di don Piccoli ha suscitato un notevole clamore mediatico, il processo è stato mandato in onda dalla trasmissione “Un giorno in pretura”. Del caso si è occupata anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”.