L’AQUILA. «Per noi sarà un Natale amaro, da incubo. Ma difenderemo il nostro posto di lavoro senza arrenderci». Sono pronti ad alzare il tiro della protesta proprio durante i giorni di festa, gli oltre 100 operatori del contact center Tecnocall, che rischiano il licenziamento di massa. Dietro la vertenza nazionale che coinvolge 1.500 lavoratori in tutta Italia, ci sono le storie di uomini e donne. C’è un’emergenza occupazionale che può diventare sociale, in un territorio come quello aquilano già duramente colpito.
LA VERTENZA
Prima della fine di dicembre va trovato il modo, a livello governativo, per ripristinare la clausola di salvaguardia cancellata dal decreto Energia, che avrebbe messo al riparo da eventuali licenziamenti l’attuale personale, nel passaggio dal mercato tutelato a quello libero. Il consiglio regionale abruzzese ha approvato una risoluzione urgente, per garantire la continuità lavorativa agli addetti di Tecnocall. Ma il tempo stringe.
LE STORIE
Nel sito di Monticchio lavorano per la maggior parte donne. L’età media degli operatori è di 45/50 anni. In tanti sono transitati dall’ex Transcom e hanno alle spalle fino a 20 anni di attività nel settore dei call center. «Ma in questa vertenza», spiega una lavoratrice, «la professionalità maturata nel tempo non conta. Senza tutele, chi vincerà il nuovo appalto potrebbe lasciarci per strada». Tra gli oltre 100 addetti molti sono monoreddito, devono fare i conti con mutui e bollette da pagare ogni mese. C’è chi ha un contratto part-time, come una giovane madre: «Lavoro 4 ore al giorno», dice un’altra donna, «e già non ce la faccio ad arrivare a fine mese, con un mutuo da pagare». Ci sono coppie che lavorano nella stessa azienda, marito e moglie: «Se dovessimo perdere entrambi il posto, come faremmo a mandare avanti la famiglia?». Nella città dei call center – com’è stata definita L’Aquila per l’alta concentrazione di aziende che operano in questo settore – la perdita di una commessa importante come quella gestita da Acea potrebbe rappresentare un vero dramma sociale.
LA MOBILITAZIONE
I lavoratori aquilani hanno già scioperato due giorni, hanno incontrato il sindaco Pierluigi Biondi, hanno manifestato durante il consiglio regionale, reclamando attenzione da istituzioni e politica. Non hanno intenzione di fermarsi: secondo le segreterie provinciali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, la risoluzione approvata dal consiglio regionale su iniziativa del consigliere Pierpaolo Pietrucci è solo il primo passo di un percorso di mobilitazione che potrebbe esplodere: «Non permetteremo a nessuno», afferma il segretario provinciale Slc-Cgil Marilena Scimia, «di togliere il lavoro all’Aquila. Se necessario, metteremo in campo azioni eclatanti durante le festività natalizie. Con i segretari nazionali eravamo riusciti a far inserire un emendamento al decreto Energia che tutelava i lavoratori nella fase di transizione dal mercato tutelato a quello libero, ma è stato abrogato dal governo. Senza i necessari paletti, le aziende che subentreranno non saranno obbligate a ricollocare il personale attualmente in servizio. In attesa di vedere come si muoverà il governo, la nostra battaglia va avanti».
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