SAN VITO CHIETINO. Già condannato a tre anni e dieci mesi di reclusione per aver maltrattato e picchiato l’ex compagna, ha distrutto l’automobile di lei a colpi di catena. Ecco perché C.L.A., 26 anni, originario della Romania e residente a San Vito Chietino, è stato arrestato dai carabinieri della locale stazione e rinchiuso nel carcere di Lanciano. Il provvedimento è stato firmato dal magistrato di sorveglianza che, dopo il raid avvenuto in strada tre settimane fa, ha revocato la sanzione sostitutiva della detenzione domiciliare, inizialmente concessa a seguito della pena patteggiata davanti al tribunale di Vasto, competente per i maltrattamenti che si sono consumati a Torino di Sangro, il paese di residenza della vittima, 38 anni, anche lei di origini romene.
Lo scorso 20 aprile la donna ha lanciato l’allarme al 112 dopo che l’ex convivente, armato di catena, si è accanito sulla sua macchina, una Mercedes, colpendo prima il cofano motore, poi il tettuccio e, infine, il lunotto posteriore, mandando il vetro in frantumi. Il raid è avvenuto a San Vito, nei pressi dell’abitazione dell’uomo, dove la donna si era recata per accompagnare il figlio minorenne. L’uomo ha atteso che il bambino scendesse dall’automobile, poi ha iniziato a devastare la carrozzeria.
Lo scorso 14 marzo C.L.A. aveva chiuso con un patteggiamento la vicenda giudiziaria dei maltrattamenti, reato di cui è stato riconosciuto colpevole per aver sottoposto la compagna e i figli minorenni a continue sofferenze fisiche e umiliazioni morali. In particolare, il ventiseienne ha insultato e minacciato di morte la donna con frequenza quotidiana: «Ti tiro un cazzotto che ti ammazzo», la terrorizzava. In più occasioni è passato dalle parole ai fatti, colpendo la vittima con pugni, schiaffi e calci su tutto il corpo, tirandole i capelli, stringendole le mani intorno al collo e provocandole lividi, labbra spaccate, occhi gonfi, zigomi rotti e anche la frattura delle ossa nasali. Nel corso di una delle aggressioni, l’arrestato ha iniziato a urlare: «Che ti pensi che ho paura di te? Puoi chiamare e fare quello che vuoi, non sei degna di venire appresso a me».
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