MONTESILVANO. «Vincenzo è qua e canta con gli ultras». È uno dei cori da stadio che hanno accompagnato l’ultimo viaggio di Vincenzo Mattucci, il 49enne montesilvanese morto venerdì scorso sul lungomare adriatico a seguito di uno schianto in sella al suo scooter.
Palloncini bianchi e azzurri, striscioni, bandiere, magliette, cori e fumogeni: così gli amici della tifoseria del Pescara, di cui il barista dello stabilimento Tre Palme faceva parte, hanno scelto di partecipare alle esequie che si sono svolte ieri nella chiesa di Sant’Antonio, nel centro di Montesilvano. Una chiesa gremita che non è riuscita a contenere tutti coloro che hanno voluto rendere un ultimo saluto al 49enne scomparso tragicamente dopo l’impatto che venerdì pomeriggio non gli ha lasciato scampo, proprio all’altezza della concessione balneare in cui lavorava da dieci anni. A cominciare proprio dai tanti ultras che con lui condividevano la passione per il calcio e che lo hanno accompagnato, intonando cori e frasi di incitamento, nel breve corteo a piedi che si è snodato dal bar D’Annunzio, sull’omonima strada, che Mattucci era solito frequentare, fino al piazzale della chiesa. Ed è stata proprio quella fede calcistica ad essere utilizzata metaforicamente da don Luigi Pistone per la sua omelia. «Accompagniamo Vincenzo con la preghiera affinché possa raggiungere la vera serie A, che è il regno dei cieli», ha commentato il sacerdote. «Per un cristiano, vedere il Signore è vincere il campionato, è fare gol. E che gol! E ora come si presenterà Vincenzo davanti al Signore? Con i gol che ha fatto, con le cose belle della vita. È vero, Vincenzo avrà fatto anche qualche fallo, qualche fuorigioco e anche qualche panchina. Ma il Signore guarda i gol che abbiamo fatto, proprio come fanno i tifosi allo stadio, perché è un tifoso di ognuno di noi».
Particolarmente toccante anche la lettera scritta e letta al termine della funzione dalla sorella Emanuela, che Mattucci ha lasciato insieme alla madre Ida, all’altra sorella Laila e ai nipoti Nicole Maria, Riccardo e Manuel. «Te ne sei andato all’improvviso, in quell’impietoso attimo che ha strappato la coperta che dalla scomparsa di papà ci eravamo messi addosso», ha commentato la donna, ricordando gli «inni alla vita in spiaggia, allo stadio e a tavola» fatti da quel fratello «testardo, impetuoso, ma anche delicato e affidabile, scalcinato e straordinariamente generoso, attaccato come pochi alla propria terra, al proprio lavoro, alla tanto amata città e alla sua gente, agli amici e alla famiglia». Al termine del funerale, tanti palloncini bianchi e azzurri sono stati liberati in cielo mentre gli ultras del Pescara hanno acceso fumogeni e cantato ancora cori per Vincenzo. Sullo sfondo, uno striscione: «Ciao Vincenzo. Continua a tifare da lassù».