PESCARA. «Guarda cosa mi ha fatto il tuo compagno». Così, con la maglietta bianca intrisa di sangue, appena dopo le coltellate prese dentro il bar Olimpia, il ferito si è presentato dalla ex per la quale sarebbe scoppiata la lite di sabato pomeriggio.
Poi, il tempo di salire sulla moto Beverly per tentare di raggiungere l’ospedale e il crollo lungo la Nazionale adriatica nord, a poche decine di metri da piazza Duca. Da allora L.C. 37 anni, originario di Atri è ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di Rianimazione per le ferite all’addome e i focolai emorragici a livello cerebrale, mentre l’altro, il suo aggressore, il 38enne Cristian Di Giovanni è da sabato sera in carcere con l’accusa di tentato omicidio.
Il quadro di quanto avvenuto e perché, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo guidato dal capitano Giuseppe Sicuro, appare ormai chiaro. Dai filmati estrapolati dai sistemi di videosorveglianza all’interno del bar e da quelli nella zona, si vede che i due arrivano quasi in concomitanza nel bar Olimpia lungo la Nazionale nord. Il primo a entrare è L.C., seguito dopo una manciata di secondi da Di Giovanni. Tra i due, ricostruiscono gli investigatori ascoltando testimoni e persone a loro vicine, gli screzi sono continui per via di una donna. La stessa dalla quale va a farsi vedere sanguinante il 37enne dopo la lite. Si tratta della ex compagna, con la quale L.C. si è lasciato un paio di anni fa, e che ora sta con Di Giovanni. Una circostanza che evidentemente a L.C. non va giù, tanto che ogni occasione di incontro tra i due, che bazzicano nella zona di Zanni, è buona per azzuffarsi. Ma sabato pomeriggio, poco dopo le 15,30 dev’essere volata qualche parola di troppo tra i due, visto che passa davvero pochissimo da quando entrano nel locale (a pochi secondi di distanza l’uno dall’altro) a quando vengono alle mani. A innescare la miccia sarebbe stata una frase pronunciata da L.C. che presumibilmente non si dà pace per quella relazione della ex con l’altro.
Ma qualsiasi cosa abbia detto, è in un attimo che si scatena la violenza: insulti, pugni, il titolare del bar che prova a fermarli e poi quel coltello con cui Di Giovanni inizia a colpire l’altro. E di colpo tutto cambia.
L.C. prova a ripararsi, lo raccontano i tagli che ha sulle braccia. Forse riesce anche a girare il coltello verso l’altro, che pure presenta dei tagli sulle braccia. Ma la resistenza dura poco, perché poi la lama lo raggiunge diverse volte al torace. Inizia a sanguinare vistosamente, il titolare chiama i soccorsi, ma i due si precipitano fuori e si dileguano.
Il ferito va dalla ex che abita lì a un passo, “guarda cosa mi ha fatto il tuo compagno” le dice sanguinante, e poi il resto, con la moto abbandonata sulla Nazionale e lui che si accascia senza forze. L’altro si rifugia prima in un supermercato vicino e poi da lì chiama il 112: “Sono quello della lite al bar”. E da lì, dopo le cure all’ospedale di Chieti, viene portato dai carabinieri in caserma a Pescara e poi, nella stessa serata di sabato, nel carcere di San Donato.
Di Giovanni è accusato di tentato omicidio, ma la sua posizione potrebbe ulteriormente aggravarsi, e non poco, se in ospedale la situazione dovesse precipitare. L.C. da sabato non dà segni di miglioramento. Condizioni stazionarie in tutta la loro gravità.
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