CHIETI. «Non c’è giustificazione per chi, nel corso di una lite, sferri anche un’unica coltellata: la potenzialità lesiva dell’arma utilizzata e la repentinità del colpo inferto, che solo casualmente non ha raggiunto zone vitali, indicano chiaramente la volontà di uccidere». I genitori del ragazzino di 16 anni pugnalato lo scorso 26 agosto in piazza San Giustino, nel cuore di Chieti, lo scrivono nella denuncia per tentato omicidio presentata alla procura dei minori. Lo stesso sedicenne, insieme ad altri tredici minorenni (comprese un paio di ragazze), è stato indagato dai poliziotti della squadra mobile per rissa. L’accoltellatore deve rispondere anche di lesioni. Ma l’accusa nei confronti di quest’ultimo, secondo la madre e il padre del ferito, dovrebbe essere ancora più pesante.
«Quel pomeriggio», ricostruiscono i due genitori, assistiti dall’avvocato Antonello Remigio, «nostro figlio V. si è recato a San Giustino, insieme ad altri amici, per attendere l’arrivo di due ragazzi di Francavilla, i quali dovevano riconsegnare – in cambio di 50 euro – una sigaretta elettronica sottratta qualche giorno prima a un amico di V. Appena giunto sul posto, nostro figlio ha iniziato a discutere con uno dei giovani di Francavilla: quest’ultimo, dopo lo scambio di alcune frasi, ha estratto un coltello e, brandendolo, ha colpito al labbro V., forse con un pugno. Nostro figlio, a causa del colpo ricevuto, è caduto a terra. Mentre stava provando a rialzarsi, gli è saltato addosso l’altro giovane di Francavilla, anche lui con un’arma bianca in mano: ha colpito al petto V., che non ha avuto nemmeno il tempo di provare a fermare il fendente. Alla vista del sangue, sono intervenuti alcuni amici di V. e, a quel punto, non potendo più colpire perché accerchiato, l’accoltellatore ha iniziato a scagliare fendenti in aria, dicendo che avrebbe fatto del male a tutti. Allora gli amici di V., facendosi forza, hanno iniziato a inseguire i due giovani di Francavilla e un paio di loro amiche: questi ultimi si sono dati alla fuga salendo su un autobus della Tua diretto a Pescara». Fin qui, la ricostruzione dell’episodio.
V. è stato poi ricoverato in ospedale e ha avuto 30 giorni di prognosi. «Le lesioni subite a livello toracico», proseguono i genitori del ferito, «presentano una lieve profondità ma, dal referto, è possibile constatare come il coltello non abbia raggiunto direttamente il polmone o il cuore solo per un caso fortuito». Più nel dettaglio: «V. ha ricevuto un colpo da punta e taglio con una lama da 10 centimetri, vicino al cuore, quando era a terra. Il fendente non è penetrato di più in quanto è stato attutito dallo sterno, infatti vi è stato un distacco osseo».
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