PESCARA. Si è chiusa con cinque assoluzioni e tre non luogo a procedere il procedimento davanti al gup Francesco Marino a carico di otto medici che, all’epoca dei fatti, svolgevano la loro attività nelle carceri di Prato e Pescara. Nei loro confronti, la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo, in merito alla morte di un detenuto, Domenico Cricelli, ritenuto uno dei più affidabili pentiti della ’ndrangheta calabrese che per anni venne ospitato sotto protezione prima nel Teramano e poi a Montesilvano. I medici finiti sotto inchiesta erano quelli che, secondo il pm Gabriella De Lucia, avrebbero dovuto curare il pentito prima a Prato e poi a Pescara e, al contrario, non avrebbero agito secondo quanto raccomanda l’ars medica.
Cricelli morì il 13 maggio del 2019 a Montesilvano a seguito dell’aggravamento di una importante malattia che, secondo i parenti che presentarono denuncia, sarebbe stata sottovalutata se non addirittura trascurata, in quanto i medici «omettevano di prescrivere e svolgere i necessari approfondimenti diagnostici differenziali, e dunque la somministrazione di adeguato e tempestivo trattamento terapeutico», stando a quanto scrisse la procura nella richiesta di processo. Stando alle indagini, soltanto nel 2018, quando era detenuto a Paliano, a Cricelli venne concesso di eseguire una serie di esami clinici che confermarono la malattia che era però già in uno stato molto avanzato. Dopo la scarcerazione, a fine luglio del 2018, il pentito andò a vivere con la sua famiglia nel Teramano, per poi trasferirsi a Montesilvano, dove venne seguito e curato da uno specialista della clinica oncologica di Chieti: ma ormai era troppo tardi, e per il paziente non c’era molto da fare.
Ma le udienze davanti al gup avrebbero permesso di accertare, anche con l’ausilio di specialisti interpellati dallo stesso giudice, che i medici coinvolti avrebbero agito in maniera corretta. Professionisti che si sarebbero interessati del caso sia a Prato sia quando Cricelli era detenuto a Pescara. Cinque di loro decisero quindi di scegliere la via del rito abbreviato davanti al gup, mentre altri tre il rito ordinario (che avrebbe portato all’eventuale rinvio a giudizio). E ieri, il gup Marino ha assolto i cinque con la formula piena (perché il fatto non sussiste) e disposto il non luogo a procedere nei confronti degli altri sempre, con la stessa formula. (m.cir.)