TERAMO. Non è la prima volta che gli agenti di polizia penitenziaria scovano telefoni cellulari diretti ai detenuti di Castrogno nascosti nei pacchi di generi alimentari o cuciti nei vestiti. Ma sicuramente l’ultimo stratagemma adottato è nuovo: la moglie di un detenuto ha nascosto due piccoli cellulari nelle suole delle scarpe pensando poi di farle indossare al marito durante i colloqui. Ma il tentativo ancora una volta è stato scoperto dagli agenti di polizia penitenziaria. A renderlo noto è il segretario provinciale del sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), Giuseppe Pallini, sottolineando come «l’ingresso illecito di cellulari negli istituti sia ormai un flusso continuo». «Il Sappe si compiace ancora una volta con le donne e uomini della Polizia penitenziaria in servizio a Teramo», scrive Pallini in una nota.
Apprezzamento ai Baschi azzurri in servizio nel carcere di Castrogno arriva anche da Donato Capece, segretario generale del sindacato, che torna a sollecitare l’adozione di nuovi e urgenti provvedimenti per inibire l’uso di strumentazioni tecnologiche in tutti gli istituti penitenziari. «Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d’ingresso diventano molteplici, come le scarpe nel caso in ispecie, ma non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati», dichiara Capece, «denunciamo queste cose ormai da più di dieci anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone».
(d.p.)
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