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TERAMO. «Il lavoro che conduciamo per la ricostruzione dei territori danneggiati dai terremoti che sette anni fa hanno devastato il Centro Italia costituisce una importante misura di adattamento ai cambiamenti climatici»: lo ha detto il commissario straordinario alla ricostruzione sisma 2016, Guido Castelli, intervenendo al convegno – dal titolo “Appennino centrale: ricostruire e riparare adattando ai cambiamenti climatici” – che si è svolto ieri a Dubai nel padiglione Italia alla Cop28, la Conferenza mondiale delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici. Il commissario ha evidenziato: «L’Italia è un territorio particolarmente fragile e non è un caso se un terzo dei comuni italiani si trova in zone ad elevato rischio sismico e se, nel nostro Paese, sono censite più di 620mila frane attive: due terzi del totale europeo», ha spiegato Castelli, «se a ciò aggiungiamo che le nostre montagne sono circondate dal Mediterraneo, il mare che si sta scaldando più velocemente al mondo, comprendiamo quanto sia necessario per l’Italia concentrare l’attenzione sulle misure di adattamento, piuttosto che su quelle di mitigazione».
E tra le misure di adattamento «la priorità va sicuramente assegnata al ripopolamento degli Appennini visto che allo spopolamento delle aree interne sono connessi direttamente alcuni rischi di dissesto idrogeologico, di cui i recenti disastri ambientali sono la testimonianza in Toscana, Romagna, Lombardia, Marche, Sardegna e a Ischia», ha sottolineato Castelli. «Il fine ultimo della nostra Struttura commissariale è proprio quello di contrastare la crisi demografica del cratere», ha spiegato, «una crisi che era già pronunciata prima del 24 agosto 2016 e che i quattro terremoti hanno fortemente aggravato. Nel corso di questa Cop28 in realtà si è parlato molto di mitigazione e poco di adattamento», ha detto ancora il commissario, «ritengo, al contrario, che un approccio pragmatico e non ideologico alla questione ambientale suggerisca di applicare a ciascuno una strategia mirata». Secondo Castelli «in Italia l’uomo e le comunità sono parte della soluzione e non del problema concernente la questione climatica. Abbiamo il dovere di ricostruire, innovando il patrimonio immobiliare di questi territori, curandone allo stesso tempo il rilancio sociale ed economico. L’obiettivo è porre le basi di un modello fondato sulle identità dei territori, sulle risorse naturali di cui dispongono e su stimoli economici rivolti alle imprese. I risultati sono convincenti, ma il lavoro è ancora molto impegnativo», ha concluso il commissario».
Questo approccio alla ricostruzione è diventato anche un instant book del commissario Castelli dal titolo “Un posto dove vivere”, realizzato proprio in coincidenza con la partecipazione della Struttura commissariale alla Cop28.(red.te)