LANCIANO. Lo stato igienico-sanitario dei serbatoi e delle sorgenti abbandonati; gli investimenti fatti per aumentare la quantità di acqua nelle adduttrici quando invece bisognava puntare sul rifacimento delle reti che perdono il 62% dell’acqua trasportata; i concorsi: sono alcune delle riflessioni e delle domande che l’“Associazione acqua nostra” ha posto ai sindaci, ai cittadini, ieri, nella giornata mondiale dell’acqua. Riflessioni e domande sullo stato complessivo della gestione del servizio idrico negli 87 comuni gestiti dalla Sasi a partire dalla multa, di 600mila euro, inflitta nel 2022 dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato perché la società si è adeguata in ritardo agli obblighi informativi relativi alla disciplina sulla prescrizione biennale.
«La Sasi è stata costretta a pagare anche dopo la sentenza del Tar che ha confermato la sanzione», dice l’associazione, ma vorremo sapere chi ha pagato: gli utenti? Perché dovrebbe pagare chi ha sbagliato nella società, non i cittadini. Poi a gennaio del 2023 l’associazione ha presentato un esposto ai Nas», ricorda la presidente Vittoria Camboni, «sullo stato igienico-sanitario dei serbatoi e delle sorgenti ma, ad oggi, nessuna risposta ci è giunta dagli organi competenti e ancora non sappiamo se sono stati fatti gli interventi di adeguamento». Allora rispose il presidente Sasi Gianfranco Basterebbe assicurando che «i serbatoi, come le sorgenti, non hanno problemi né contaminazioni e vengono monitorati ogni giorno».
Altra questione quella dei concorsi e delle nomine in Sasi. «Ci sono state nomine di direttori in assenza di bando pubblico», riprende Camboni, «e selezioni e promozioni fatti, secondo noi, senza alcun rispetto delle procedure cui sono soggette le società a capitale pubblico. Sono state fatte segnalazioni all’Ersi, deputato al controllo analogo, ma non abbiamo avuto risposta».
Infine la questione degli investimenti Pnrr sulla costruzione di un potabilizzatore, il potenziamento delle adduttrici e la “terza canna” da costruire da Fara San Martino a Scerni. «Non risolvono il problema della scarsità di acqua», riprende l’associazione. «Sarebbe stato opportuno convogliare i soldi sul recupero delle perdite dei grandi centri. Si vuole aumentare la portata di acqua a monte mentre a valle persistono perdite nettamente superiori all’acqua immessa».
E i dati Istat danno all’Abruzzo la maglia nera nelle perdite: il 62,4%. «Si resta vigili sulle problematiche esposte, in attesa che gli organi competenti diano risposte ai cittadini e che l’acqua resti pubblica», chiude l’associazione. (t.d.r.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA .