LANCIANO. Valutare i costi dello smantellamento della pista ciclabile e le conseguenze della rimozione con la Regione, che ha finanziato per 600mila euro l’opera; chiudere la pista. Sono le ipotesi al vaglio del sindaco Filippo Paolini alla luce della relazione tecnica sulla pista ciclabile di via del Mare redatta dall’ingegnere Giovanni Ranieri che l’ha definita «non conforme» ad alcune norme del codice della strada e al vigente piano generale del traffico urbano (Pgtu). «Tenuto conto di quanto esposto, la pista ciclabile di via Del Mare, Olmo di Riccio, via Panoramica, via Alba, secondo il parere di questo consulente, non poteva essere collaudata»: questa la conclusione delle relazione che non ha impedito alla procuratore Mirvana Di Serio di richiedere l’archiviazione del fascicolo sulla pista ciclabile, aperto nel 2020 per verificare se la pista fosse pericolosa, se ci sono stati atti omessi e se l’opera era collaudabile e che ha spinto l’associazione Ascom, a fare opposizione, tramite l’avvocato Quirino Ciccocioppo. Si è in attesa della fissazione udienza davanti al Gip che o chiuderà la vicenda o boccerà per la seconda volta la richiesta di archiviazione della Procura.
«La relazione è chiara», dice Paolini che ha incontrato anche il presidente Ascom, Angelo Allegrino, nei giorni scorsi, «e che la pista sia pericolosa lo sostengo da tempo, soprattutto uscire dalle intersezioni – ce ne sono 33 – è veramente pericoloso. Il problema è capire come muoversi. Smantellarla? Era il nostro obiettivo ma bisogna verificarne il costo: smontare i cordoli, rifare l’asfalto e la segnaletica ha costi notevoli. Poi c’è il problema dell’eventuale danno erariale visto che 600mila euro, del milione speso per la pista, sono stati dati dalla Regione. Incontreremo la Regione per capire se, viste le irregolarità riscontrate, i soldi devono essere comunque restituiti. Nel caso non possiamo muoverci perché la spesa sarebbe enorme. Già stiamo pagando i danni del Corso che ci costerà altri 50mila euro di lavori, non possiamo pagare per un altro errore dell’ex giunta».
La ciclabile infatti è una delle opere più avversate dell’ex amministrazione che ha dato luogo a numerosi esposti e a ben quattro petizioni fatte per eliminarla. «Certo è», riprende il sindaco, «che se non è a norma, non possiamo tenerla aperta. L’ipotesi chiusura è al vaglio e tra l’altro anche il ministero dei Trasporti, interrogato da Ascom, aveva detto all’ex giunta di chiuderla in autotutela; cosa sono fatta. Al di là della questione penale a noi interessa capire come evitare danni alle persone e al Comune».
«Ribadiamo da anni che la ciclabile è stata concepita male, realizzata peggio e mai messa in sicurezza», sostiene da sempre Allegrino, «e la relazione del tecnico della Procura lo conferma. Ribadisce irregolarità rispetto al Pgtu, al codice della strada, della mobilità ciclistica. C’è poi lo scempio di via Panoramica con asfalto rotto e la pista attraversata dai parcheggi dei privati. Ma la cosa più grave riguarda le larghezze delle strade con la pista: quella complessiva della corsia più la banchina è inferiore a 5.50 metri chiesti dalla legge ed è una criticità che non potrà mai essere sanata poiché ai lati della strada sono presenti case e negozi. Bisogna smantellare la pista e lo si può fare coinvolgendo il ministero», conclude Allegrino.
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