CHIETI. Sono stati trasferiti in carceri di massima sicurezza i sei arrestati per l’assalto da 4,8 milioni di euro all’istituto di vigilanza Ivri di San Giovanni Teatino, con le strade messe a ferro e fuoco la sera del 24 marzo 2022 da un commando di oltre venti persone armate di pistole e fucili Kalashnikov, gente pronta a tutto pur di abbattere il caveau e arrivare al tesoro proveniente dai grandi centri commerciali e dalla Banca d’Italia. I sei sono finiti in cella all’alba del 30 gennaio scorso: a incastrarli sono state le indagini dei poliziotti della squadra mobile di Chieti, diretti dal commissario capo Nicoletta Giuliante. Inizialmente, dopo la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Marco Billi su richiesta della Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila (pm Simonetta Ciccarelli e Marika Ponziani), gli indagati erano stati rinchiusi nelle case circondariali più vicine al luogo della cattura, ovvero Chieti, Teramo, Foggia e Trani.
I trasferimenti sono stati decisi dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Adesso, dunque, i sei sono reclusi nelle sezioni «alta sicurezza 3», alle quali sono assegnati, tra gli altri, i detenuti per associazione mafiosa, per delitti aggravati dal metodo mafioso o per associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti. Non si tratta di un «regime detentivo», ma di un «circuito» regolato non da una norma di legge, bensì da una serie di circolari dell’amministrazione penitenziaria.
Antonio Frani, 41 anni di Vacri, titolare di un agriturismo a Bucchianico, è ora nel carcere Mammagialla di Viterbo: è accusato di aver offerto supporto logistico alla banda, facendo alloggiare gli assalitori nella sua struttura, nonché scortando il convoglio dei mezzi che sarebbero stati poi utilizzati per la rapina a distanza di 11 giorni. Il secondo basista, Ferdinando Piazzolla, 35 anni, da tempo a Pineto ma originario di San Ferdinando di Puglia, è rinchiuso nel carcere di Ascoli Piceno. Gli altri arrestati – i cerignolani Francesco Carosiello, 36 anni, Alessandro Cirulli (36) e Pietro Gervasio (45) e il barese Massimo Galantucci (46) – sono stati trasferiti nei penitenziari di Melfi, Lecce e Benevento. I reati contestati a vario titolo – rapina aggravata, blocco stradale, ricettazione, riciclaggio, incendio, detenzione e porto di armi e simulazione di reato – sono tutti aggravati dal metodo mafioso. Per essere considerati detenuti ad «alta pericolosità» rileva il solo reato commesso per cui si è condannati o accusati: se è uno di quelli previsti nell’articolo 4 bis dell’Ordinamento penitenziario, si entra automaticamente in questo circuito.
Altre 33 persone sono indagate a piede libero, alcune delle quali anche in relazione a un assalto-fotocopia, quello sventato dalla polizia a Cesinali (Avellino) il 13 ottobre 2022, dove uno dei criminali è morto in una sparatoria.
©RIPRODUZIONE RISERVATA