AVEZZANO. «Respingo tutte le accuse a mio carico e mi auguro che gli inquirenti valutino con attenzione le carte». Lo dice l’ex presidente del consiglio regionale e Umberto Aimola, 70 anni di Pescara, indagato dalla Procura di Avezzano per abbandono di incapace dopo la chiusura delle indagini che vedono coinvolta la Residenza dei Marsi di via Pertini ad Avezzano. «Vorrei precisare che si tratta di una iniziativa partita due anni fa dall’esposto della figlia di una nostra ospite che aveva un tutore esterno, culminata con la perquisizione, nel giugno del 2022, da parte degli uomini della Guardia di finanza di Avezzano coadiuvati da due medici della Asl», spiega Aimola. «Le persone erano accudite, l’assistenza garantita e i locali ispezionati nella norma. Insomma non era stata rilevata alcuna sbavatura, come certificato dal verbale rimesso, quindi parlare di abbandono di incapace in una struttura funzionante, pulita e con gli ospiti accuditi e il personale presente mi sembra una forzatura», sottolinea Aimola che aggiunge, «la Procura, nelle carte, fa riferimento a una Rsa (Residenza sanitaria assistenziale), ma la Residenza dei Marsi non lo è quindi il castello costruito rispetto ai livelli di assistenza e al numero di personale è infondata, in quanto la nostra è una struttura a carattere privatistico i cui posti letto sono autorizzati per una struttura protetta per persone non autosufficienti in relazione alla quale si parla di qualità di personale».
Aimola, chiarisce che «la Regione, pur avendo recepito il decreto in materia, non ha mai emanato una tabella che indichi il numero di persone da impiegare in relazione al numero degli ospiti. Quindi il rinvio a giudizio proposto riguarda anomalie punibili da sanzioni da parte dell’ente che autorizza l’apertura della struttura». In ordine al fatto che alcuni ospiti non sarebbero dovuti essere presenti per patologia, come rilevato da una secondo ispezione della Asl, l’ex presidente del consiglio regionale conclude che «dal punto di vista sanitario e per l’evoluzione della malattia, i pazienti fanno capo ai loro medici di base e ai familiari o tutori». Secondo le accuse, in qualità di amministratore della coop sociale “San Rocco” che gestisce la struttura, Aimola non avrebbe adottato misure organizzative e strutturali necessarie per garantire sia la dovuta assistenza, sia il numero di personale sufficiente a provvedere alle esigenze dei pazienti con particolare riferimento alle ore di assistenza giornaliera previste dal Piano sanitario regionale e dal ministero della Salute. Il pm titolare dell’inchiesta è Ugo Timpano. Aimola è difeso dall’avvocato Jacopo Angelini. (f.d.m.)
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