TERAMO. Caporalato e migranti sfruttati nei campi: è in programma questa mattina davanti al giudice Roberto Veneziano l’interrogatorio di garanzia dei due imprenditori agricoli teramani, mamma e figlio, accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro. I due sono stati raggiunti da provvedimenti cautelari (lui ai domiciliari, lei da un divieto di dimora). Intanto continuano le indagini dei carabinieri: secondo i carabinieri non è escluso che già in passato altri migranti siano stati sfruttati così come il marocchino che ha denunciato e l’uomo chiamato a sostituirlo scappato durante i controlli dei carabinieri. A questo proposito è chiaro quello che il gip scrive a carico dei due indagati nell’ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari per lui e il divieto di dimora per lei: «In nessun modo può essere validamente sostenuta la occasionalità nel delitto da parte degli arroganti indagati che, come è possibile dedurre ex actis, hanno realizzato nel corso del tempo, un sistema di stabile sfruttamento di lavoratori stranieri, cui togliere ogni residuo di speranza, inculcando in loro l’idea che non basta essere uomini per meritare rispetto e comprensione, ma occorrono documenti e conoscenza della lingua per poter essere individuati come essere umani, altrimenti è inutile accampare pretese e vantare diritti dopo aver lavorato senza sosta per oltre 15 ore al giorno per interi mesi». Ai carabinieri il migrante ha raccontato di aver risposto a un annuncio su Facebook in cui l’azienda agricola teramana offriva salario, vitto e alloggio per occuparsi della gestione degli animali di una stalla di giorno e per fare da guardiano alla stalla di notte. Nel giugno dell’anno scorso è arrivato a Teramo e da allora, da clandestino, ha vissuto nella roulotte vicino alla stalla, senz’acqua e senza luce.(d.p.)