PESCARA. «L’intento era di andare al mare ma anche di parlare con Christopher Luciani che aveva 200/300 euro a Gianni (nome di fantasia del presunto assassino ndr), Christopher in genere si trova nei pressi della stazione e lì lo abbiamo incontrato. Gianni ha detto a Christopher che gli doveva ridare i soldi. Gianni e Christopher hanno iniziato a litigare perché Gianni era aggressivo e Christopher di rimando gli rispondeva che aveva anche lui amici da chiamare. Ci siamo spostati dapprima verso i silos della stazione, dove Gianni si è indispettito perché Christopher non gli restituiva il denaro, quindi Gianni ha costretto Christopher a dirigersi verso il parchetto di via Raffaello in una zona appartata». A parlare è il testimone dell’omicidio del povero Christopher, “Crox” come lo chiamavano gli amici, e la scena è proprio quella dove, a distanza di dieci giorni, tutto procede come allora. La zona della stazione, i silos e, di fronte, il parchetto del terminal bus dove fino a ieri il viavai di ragazzi alla ricerca di fumo continuava come se nulla fosse. È da questi fotogrammi di vita reale che procede implacabile, a dispetto dello sgomento nazionale per le 25 coltellate inferte al 16enne di Rosciano da parte di due suoi coetanei ora in carcere, la storia che nessuno voleva sentire.
E mentre il piccolo spaccio prosegue, sebbene le forze dell’ordine abbiano aumentato la pressione, sono due adesso gli aspetti di questa terribile vicendaa. Da una parte gli arrestati, dall’altra la “lezione di Christopher” che il prossimo 23 luglio, a un mese dalla morte, sarà ricordato con una messa nella sua Rosciano. Entro questo fine settimana la famiglia del presunto assassino dovrebbe incontrare il ragazzo, mentre l’altro, il presunto complice, ha ricevuto la visita dell’avvocato. Sono loro due, per ora, gli unici indagati, rispetto ai sei presenti a vario titolo nel parco il giorno dell’omicidio, lo scorso 23 giugno. Ruoli e responsabilità che potrebbero cambiare dall’esito delle analisi sui loro cellulari. (s.d.l.)