L’AQUILA. Seicento anni fa gli aquilani riuscivano a rompere l’assedio durato 13 mesi e in una battaglia in una zona a sud est dell’Aquila, trovavano la forza di sconfiggere le armate di Fortebraccio da Montone al comando di quello che era l’esercito più potente dell’epoca. Quella vittoria, che troncava le mire di Fortebraccio sul Centro Italia, è stata rievocata nella due giorni organizzata dalla Compagnia Rosso d’Aquila. Alla manifestazione hanno partecipato numerosi gruppi storici, la White Company di Livorno, la Brigata di MonteBodio di Ostro, (Ancona), l’associazione Medieval Fancing di Terni, la compagnia Mos Ferri di Rieti e le chiarine di Narni. Ma, soprattutto, erano presenti le rappresentanze di Perugia, patria di Andrea Fortebraccio passato alla storia come Braccio da Montone, l’Associazione Perugia 1416 e la compagnia il Grifoncello. E proprio dall’incontro tra le compagnie perugine, che da anni studiano la figura di Braccio da Montone, e quelle aquilane, che al contrario studiano i particolari della battaglia che portò alla morte del condottiero, sono arrivate le parole per ricordare che al di la delle battaglie del passato, oggi non c’è nessuna alternativa alla pace. Parole suggellate dal dono, da parte degli umbri, di una targa in foglia d’oro. Nel corso della manifestazione, inoltre, il gruppo di azione civica Jemo ’nnanzi, ha a sua volta donato al Comune dell’Aquila una targa in ricordo dei 600 anni della battaglia. A ricevere il dono l’assessore Manuela Tursini. «Deciderà il Comune dove posizionare questa grande targa», ha detto il promotore del gruppo di azione civica, Cesare Ianni, nel corso della donazione della lastra con incise le parole di un testo anonimo del 15esimo secolo. (r.p.)
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