PESCARA. «I tour nazionali di Eros Ramazzotti, Jovanotti, Gianni Morandi, di Renato Zero, funzionano tutti allo stesso modo: noi abbiamo il nostro local promoter di fiducia e a lui diamo l’esclusiva dell’artista». È quanto sostenuto in aula da due rappresentanti di Case di produzione di artisti di fama nazionale, chiamati come testi dalla difesa di Andrea Cipolla, uno dei principali imputati del processo “Grandi eventi” che ruota attorno al ruolo di Giacomo Cuzzi, l’allora assessore al turismo che avrebbe affidato, secondo l’accusa in maniera illegittima, l’organizzazione di 21 concerti nell’arco della sua legislatura (dal 2014 al 2018) a Cipolla, con affidamenti diretti, senza gare di appalto. Ma ieri i testi hanno minato l’impianto accusatorio per quanto concerne la turbata libertà nella scelta del contraente (reato contestato insieme al finanziamento illecito ai partiti e alla corruzione a vario titolo agli 8 imputati del processo), spiegando nel dettaglio come funziona in tutta Italia e non solo a Pescara.
«Oggi è emerso in maniera rilevante», commenta l’avvocato Massimo Galasso, uno dei difensori di Cuzzi, «che le Case di produzione davano l’esclusiva ai promoter locali. Questo vuol dire che, se il Comune di Pescara voleva per i concerti un determinato artista, non poteva che rivolgersi a Cipolla. Certo, se si parla per questo di atto illegittimo della pubblica amministrazione, oggi è stato chiarito che così non è». Francesca Rubino, che lavora a Milano per una importante Casa di produzione, ha fatto l’esempio del Jova beach party che si tenne a Montesilvano (organizzato da Cipolla ma non contestato dall’accusa) per spiegare come tutta l’organizzazione venne demandata al promoter locale che si occupava di quel territorio regionale. «Noi diamo l’esclusiva al local promoter che si occupa di tutto e gli consegniamo anche il promemoria che deve seguire. Non c’è nessun tipo di contratto, si va a fiducia. E se qualcuno ci chiama, Enti o privati, per avere un determinato artista, lo indirizziamo al nostro promoter di fiducia. Come nel caso di Cipolla che lavora con noi da anni: lui può anche cedere l’artista a un altro promoter, ma per quell’artista il nostro rapporto rimane sempre e solo con lui. Il meccanismo o “vendita” del concerto è sempre lo stesso su tutto il territorio nazionale».
Concetto ribadito anche dall’altro teste a difesa, Massimo Levantini, milanese, organizzatore di concerti. «Conosco Cipolla da anni: è il nostro referente per Abruzzo, Marche, Lazio e Molise. Abbiamo fatto una scelta, un rapporto esclusivo con Cipolla perché siamo sicuri che possa darci delle garanzie sotto tutti i punti di vista nell’organizzazione dei concerti: parliamo di sicurezza, logistica, alberghi, insomma tutto ciò che serve per il concerto, e questo lo facciamo perché altrimenti dovremmo avere una struttura enorme in ogni regione con costi elevati». E poi entrambi i testi hanno evidenziato che è il promoter locale, nel caso specifico Cipolla, a sottoscrivere i contratti con gli enti pubblici.
Altro teste sentito ieri dal collegio, dai difensori e dal pm Luca Sciarretta, è stata Francesca Isidoro, storica collaboratrice di Cipolla che ha sottolineato come dei circa 25 concerti l’anno, massimo due o tre vengono in media organizzati per conto della pubblica amministrazione. È stato sentito anche il titolare di un autonoleggio, Nicola Pomponio, che a difesa dell’altro imprenditore imputato, Cristian Summa, ha spiegato che Summa spesso si prestava a garantire il noleggio dei mezzi per alcuni amici, così come avrebbe fatto per Cuzzi nel caso di due auto noleggiate dall’esponente politico per la campagna elettorale. Ieri erano presenti in aula, oltre a Cuzzi e Cipolla, anche Moreno Di Pietrantonio, Summa e Gianfranco Berardinelli (assenti Simona Di Carlo, Alessandro Michetti e Leila Colucci). Prossime due udienze, il 22 e 23 aprile per ascoltare i testi residui di Cipolla e quelli della difesa di Cuzzi.