PESCARA. Appena dieci giorni prima della doccia fredda, il sindaco Carlo Masci esaltava sui social i lavori di rigenerazione ed efficientamento energetico del Teatro D’Annunzio, definendoli un «esempio virtuoso di utilizzo dei fondi Pnrr per la Cultura». E così Pescara, seconda solo a Firenze per la pioggia di finanziamenti pubblici ricevuta per rimodernare i suoi luoghi culturali, è stata celebrata il 26 febbraio scorso nella trasmissione televisiva di Rai1 “XXI secolo” condotta dal giornalista Francesco Giorgino, con tanto di interviste e immagini dell’arena di fronte al mare fresca di poltroncine rosse e nuovi impianti. Non poteva immaginare il primo cittadino che, di lì a poco e a quattro anni dall’affidamento dell’incarico per la verifica della vulnerabilità statica e sismica, avrebbe ricevuto la certificazione di una serie di criticità riscontrate nel monumento storico costruito nel 1963, decretandone l’assoluto divieto di utilizzo.
Dei 742 progetti Pnrr (di cui 196 già conclusi) di rigenerazione dei luoghi culturali nazionali, Pescara ha ottenuto in totale 1 milione e 250 mila euro per quattro teatri (oltre al D’Annunzio, nell’elenco dei beni finanziati figurano anche il Flaiano, sullo stesso tratto del lungomare Papa Giovanni XXIII; l’auditorium Cerulli in via Verrotti; il teatro Giovanni Cordova in viale Bovio). La fetta più grossa dei fondi pubblici, pari a 435mila euro, è andata proprio al Teatro D’Annunzio per le “opere di efficientamento energetico e riqualificazione degli impianti tecnologici”. Eppure a pochi mesi dai lavori della scorsa estate, accompagnati anche quelli da una scia di polemiche per un cantiere spuntato nei giorni della parata finale dei Premi internazionali Flaiano, l’amministrazione comunale e l’ente manifestazioni pescaresi che gestisce la struttura hanno dovuto fare i conti con le risultanze conclusive di uno studio avviato addirittura nel 2020 (la determina di affidamento risale al 28 agosto 2020). Ma in realtà, già un anno prima, le criticità del Teatro erano note ai politici, al punto che fu affidato un incarico alla società Vema progetti srl per il collaudo statico della struttura. «Dalle risultanze emerse un indice di vulnerabilità statica prossima allo zero e quindi molto negativo», hanno reso noto il consigliere regionale del Pd Antonio Blasioli, insieme ai consiglieri comunali Dem Stefania Catalano, Giovanni Di Iacovo, Mirko Frattarelli, Piero Giampietro, Francesco Pagnanelli e Marco Presutti, alzando così l’asticella dell’attenzione sulla chiusura del Teatro D’Annunzio alle porte dell’estate e sulla necessità di spostare il Pescara Jazz, Funambolika, la serata finale dei Flaiano e tutte le altre manifestazioni estive già programmate. «Successivamente vennero eseguite opere provvisionali di puntellamento temporaneo dei solai per 37.857,70 euro», hanno specificato Blasioli e i suoi, «affidati con la determina n° 75 del 6 agosto 2020, ma a causa della gravità dell’indice statico si rese necessario affidare sempre alla Vema progetti srl un supplemento di studio sullo stato di salute di tutti gli elementi strutturali portanti (travi, pilastri e solai), e cioè un vero e proprio studio di vulnerabilità sismica LC2».
E qui torniamo ai nostri giorni e al documento dell’8 marzo, firmato dai dirigenti Federica Mansueti e Fabio Zuccarini, inviato al presidente dell’ente manifestazioni Valter Meale e per conoscenza al sindaco Masci e agli assessori al Patrimonio e alla Cultura, al Turismo e al direttore generale. Un documento tirato fuori dai consiglieri del Pd che adesso sono in attesa di ricevere gli atti rimanenti per gli ulteriori approfondimenti. Nel frattempo la maggioranza di centrodestra, al termine di un sopralluogo, ha annunciato di aver individuato una struttura alternativa per ospitare gli eventi estivi, con una capienza maggiore del D’Annunzio: l’antistadio Adriano Flacco, con 2.300 posti a sedere, sul cui terreno di gioco può essere posizionato il palco per i concerti.