TERAMO. Vanno subito a processo i cinque ultrà arrestati per gli scontri di via Cupa, quelli scoppiati prima del derby del 4 febbraio tra Giulianova e Teramo. Il giudice Roberto Veneziano ha accolto la richiesta di giudizio immediato fatta dal pm Francesca Zani: prima udienza il 2 maggio con alcuni avvocati che hanno già presentato richiesta di riti alternativi.
Le accuse sono di rissa aggravata e lesioni per aver colpito un carabiniere e un poliziotto. Dei cinque tre sono ancora ai domiciliari mentre per due (un teramano e un giuliese entrambi incensurati) il tribunale del Riesame nei giorni scorsi ha revocato i domiciliari e disposto delle misure alternative.
E per uno dei tifosi teramani ai domiciliari i giudici del Riesame dell’Aquila hanno respinto nuovamente la richiesta per l’autorizzazione a recarsi sul posto di lavoro. «Una decisione che mi lascia amareggiato, sconcertato e basito», commenta l’avvocato Nello Di Sabatino, «ancora una volta si nega a una persona il diritto di poter andare a lavorare». «La giurisprudenza di legittimità», si legge nel provvedimento del Riesame, «ha ritenuto che la valutazione del giudice, in merito alle autorizzazioni esame, debba essere improntata a criteri di particolare rigore, stante la qualificazione dei presupposti autorizzativi in termini di “indispensabilità” e di “assolutezza” vanificandosi altrimenti il regime della custodia domestica. Il parere favorevole del pubblico ministero non è vincolante per il giudice, il quale deve valutare che vi siano i presupposti per accogliere l’istanza». Va detto che sulla questione del permesso di uscire di casa per andare a lavorare, sempre respinta dal Riesame per altri due tifosi, è pendente un ricorso in Cassazione che sarà discusso nel mese di aprile. In seguito agli scontri scoppiati in via Cupa la questura nei ha emesso 28 provvedimenti di Daspo nei confronti di altrettanti ultrà biancorossi e giallorossi.
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