L’AQUILA. «Credo che L’Aquila meriti questo riconoscimento non solo perché le era stato promesso nel 2009, ai tempi del terremoto, ma perché è una capitale culturale da secoli, da quando ebbe una delle prime tipografie al mondo». All’indomani della proclamazione della città come Capitale italiana della cultura 2026, il giornalista aquilano Bruno Vespa parla di «un titolo meritato» e aggiunge: «Per moltissimi motivi: penso al più alto tasso di consumo di musica classica pro capite, a una straordinaria tradizione teatrale, alle iniziative d’avanguardia nel campo della fotografia cinematografica che hanno visto riunirsi qui le maggiori star dell’obiettivo». Intanto, a poche ore dalla proclamazione, è già partito il conto alla rovescia: meno di 2 anni per completare quanto più possibile la ricostruzione e risolvere i tanti problemi della città legati al turismo. Obiettivi ambiziosi a cui sta lavorando da tempo una complessa macchina organizzativa che dovrà dimostrare presto la sua efficacia.
LE OPERE DA COMPLETARE
Se la rinascita della città nel post-sisma ha permesso all’Aquila di sviluppare eccellenze e scelte strategiche, è evidente che le ferite del terremoto non sono ancora del tutto rimarginate. Tra quelle più profonde c’è senz’altro il Teatro comunale, che a 15 anni dal terremoto ancora non è stato ricostruito. La speranza è che venga mantenuta la promessa di uno stanziamento di 5 milioni, a valere sulle risorse del ministero della Cultura, fatta nei mesi scorsi da parte del presidente della Regione Marco Marsilio. Un’accelerazione ai lavori dovrebbe venire anche da parte del Comune che si è proposto come stazione appaltante dell’opera, ruolo oggi ricoperto dal Segretariato regionale ai beni culturali, a seguito di una convenzione stipulata dopo il terremoto. Altra opera molto attesa per il 2026 è il Duomo, con la piazza antistante: avviata la prima tranche di lavori, a seguito della visita di Papa Francesco nel 2022, si deve procedere alla consegna del secondo stralcio per cui il ministero della Cultura ha già assicurato la copertura economica. Sempre per il 2026 è prevista la riapertura del più esteso monumento cittadino, il Forte Spagnolo. Per l’occasione vedranno la luce due mostre di respiro internazionale: la prima dedicata alla Visitazione di Raffaello, la pala che fino alla metà del Seicento era custodita nella chiesa di San Silvestro e oggi è nel museo del Prado di Madrid, e la seconda dedicata ad Alba Fucens.
IL GIUBILEO
L’obiettivo a breve termine che potrà dare grande visibilità alla città è tuttavia il Giubileo universale della Chiesa cattolica del 2025, appuntamento che si rinnova ogni 25 anni e per il quale si attendono 35 milioni di pellegrini a Roma nell’arco di 12 mesi. Un’occasione importantissima per il capoluogo abruzzese che celebra ogni anno il giubileo più antico della storia, la Perdonanza, e che in quest’occasione vuole rivendicare il proprio ruolo. Un asse con la capitale significherebbe anche, per il capoluogo abruzzese, dover gestire l’arrivo di tantissimi turisti e in più occasioni durante l’anno.
I NODI DA SCIOGLIERE
Certo è che se, per molti aspetti, la città è pronta a un importante flusso di turisti, molti sono ancora i nodi da sciogliere: dai parcheggi, carenti in maniera cronica, alla viabilità, spesso compromessa dai lavori, passando per i servizi. Il parcheggio di Porta Leoni, aperto negli ultimi mesi, infatti, sembra insufficiente già oggi, a causa di una capienza molto limitata. Praticamente inutilizzato, invece, resta il megaparcheggio di Collemaggio. La scadenza del 2026 potrebbe essere l’occasione per una riqualificazione di tutto il terminal, mai di fatto entrato a pieno regime, e per la riapertura dei collegamenti con piazza Duomo. Resta da risolvere il problema della viabilità di via XX Settembre, una delle principali arterie di collegamento al centro storico, in parte paralizzata dai lavori di ripristino di un parapetto. Grande attesa anche per il nuovo ponte Belvedere, che dovrebbe essere pronto entro fine anno.
E LE FRAZIONI?
Nel dossier che ha portato alla proclamazione dell’Aquila Capitale della cultura, inoltre, si parla di “città multiverso”: progetto di sviluppo territoriale e di collaborazione con le aree interne. In tale visione non possono essere dimenticate le frazioni, la cui ricostruzione spesso ancora stenta, dopo 15 anni dal terremoto.
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