RIVISONDOLI. «Vogliamo una guida alternativa e stabile per la nostra comunità». Lo afferma Giancarlo Iarussi, sindaco di Rivisondoli, paese dove è parroco don Daniel Arturo Cardenas, il sacerdote denunciato la scorsa domenica dalla polizia stradale di Sulmona perché guidava in stato di alterazione. Il parroco, dopo un incidente sulla statale 17, in località Santa Brigida a Pratola Peligna, era risultato positivo alla cocaina. Gli agenti gli avevano quindi ritirato la patente di guida.
LE RICHIESTE DEL SINDACO
Il primo cittadino di Rivisondoli, ha chiesto al vescovo diocesano di Sulmona-Valva, monsignor Michele Fusco, di garantire alla comunità una guida spirituale in grado di assicurare presenza costante e certa. «Abbiamo bisogno di una guida alternativa, soprattutto in un momento di smarrimento per il paese. Il ruolo dei parroci è fondamentale nei piccoli centri perché rappresentano un punto di riferimento importante, soprattutto a Rivisondoli che porta avanti storiche e secolari manifestazioni come il presepe vivente», afferma Iarussi sostenendo che «anche in queste settimane, in vista della Pasqua e della prima comunione dei più piccoli, serve continuità pastorale». In queste ore tutto il paese segue a distanza gli sviluppi della vicenda. Nelle piazze e nei quartieri non si parla d’altro.
FACCIA A FACCIA CON IL VESCOVO
Don Daniel nel frattempo, dopo un breve ricovero in una struttura sanitaria, si è presentato ieri nella curia vescovileper incontrare monsignor Fusco. Più che un incontro, stando a quanto è emerso, è stato un vero e proprio faccia a faccia. Il parroco di Rivisondoli avrebbe manifestato al vescovo tutto il suo dispiacere per il rumore mediatico che si è acceso attorno alla vicenda che lo vede coinvolto. Da ambienti ecclesiali è emerso inoltre che da circa due anni in tanti erano venuti a conoscenza del disagio personale in cui viveva don Daniel. Il sacerdote si aspettava forse aiuto. Nell’ultimo periodo era stato deciso il trasferimento nella parrocchia della Badia di Sulmona e gli erano stati tagliati i sussidi. Al termine dell’incontro con il vescovo, don Daniel ha lasciato l’episcopio sbattendo la porta, spostandosi verso L’Aquila dove è ospite di un prete suo connazionale.
LE MINACCE
Intanto, mentre si cerca di scavare sulla provenienza della sostanza, spunta un altro fatto su cui è stata aperta un’inchiesta. Si tratta di lettere minatorie che don Daniel aveva ricevuto alcuni mesi fa da Roccacinquemiglia, frazione del comune di Castel di Sangro. Lettere anonime scritte da un gruppo di persone, dalle quali era scaturita un’indagine con tanto di perizia calligrafica. Lettere che facevano riferimento, secondo quanto riferito dal prete agli investigatori, a interessi edilizi.
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