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PESCARA . Agricoltori, allevatori, sindaci del Pescarese e del Chietino, studenti degli istituti agrari, ma anche bambini a bordo di mini trattori. Tutti in prima fila, a pochi metri di distanza dal mezzo agricolo che ha guidato la lenta marcia dei manifestanti, dall’ex Cofa fino a piazza Unione, davanti alla sede del consiglio regionale. Una mobilitazione pacifica, quella di ieri mattina, organizzata dagli agricoltori autonomi, gli stessi del sit-in dei trecento trattori all’ex Cofa: Carlo D’Onofrio, Roberto Rosati, Eugenio Giansante, Ernesto De Leonibus e Marco Finocchio. Assieme a loro tanti altri coltivatori abruzzesi, alcuni anche giovanissimi, pronti a salvaguardare un settore, fortemente danneggiato dalla forza della grande distribuzione e dall’aumento dei costi. In piazza c’è anche il noto vitivinicoltore Francesco Paolo Valentini, secondo il quale è «fondamentale un reale sostegno al comparto agricolo da parte dell’Europa, considerando i cambiamenti climatici in atto».
La protesta va avanti da lunedì scorso e oggi la settimana si conclude con il corteo di oltre sessanta trattori che, alle ore 9, sempre dall’ex Cofa, raggiungeranno il Pala Dean Martin di Montesilvano passando sul lungomare, prima nel tratto a sud, poi su via Diaz per raggiungere la rampa vicina all’asse attrezzato che porta sul lato Nord.
«State cancellando il mio futuro»: si legge sui cartelli posizionati sopra i mezzi giocattolo guidati dai bambini. «Ed è proprio a loro che dobbiamo pensare, se vogliamo salvare le nostre aziende e portare cibo sano a tavola», ripetono dal palco Carlo D’Onofrio e Roberto Rosati, che sintetizzano nuovamente le ragioni della protesta: «Costi di produzione troppo elevati negli ultimi due anni, le minacce e la forza della grande distribuzione che si impone sul mercato, tempi burocratici lunghi che impediscono di approvare un programma di sviluppo rurale in tempi più o meno brevi, terreni invasi da pannelli fotovoltaici e numero elevato di cinghiali, che distruggono le colture».
Giulia D’Onofrio, studentessa dell’istituto Agrario di Alanno, dice: «Sono qui per salvaguardare il mio futuro. Ho paura perché vorrei portare avanti il lavoro nell’azienda della mia famiglia, ma forse non sarà possibile. Ho intrapreso questo percorso di studi specifico per seguire la strada dei miei genitori, migliorando anche alcuni aspetti, ma forse sarà davvero difficile poterlo», riferisce.
Tra i manifestanti, anche i sindaci: «Appoggio la protesta degli agricoltori, anche perché conosco le attuali problematiche del settore, essendo legato a doppio filo con questo mondo», spiega Enrico Valentini, primo cittadino di Catignano, «mio padre è contoterzista. Abbiamo una mietitrebbia e vi posso garantire che, nell’ultimo anno, il raccolto in ambito cerealicolo è stato devastante. Il riconoscimento dello stato di calamità naturale è stato fondamentale per il settore vitivinicolo, colpito dalla peronospora causata in particolare dalle continue piogge di maggio. La speranza è quella di poter ampliare il sostegno anche al mondo cerealicolo», aggiunge, «per coltivare il grano l’agricoltore ha speso in media 600 euro a ettaro, quindi la crisi è stata importante. Un aiuto serve e non possiamo perdere la bussola del buon senso, ossia la valorizzazione delle materie prime derivanti dalle nostre tradizioni. La transizione ecologica deve inoltre essere intelligente. Non possiamo riempire i campi di pannelli fotovoltaici, altrimenti tra qualche anno rischiamo di non alimentarci più».