“Come si vive? Sempre peggio”. Ogni anno che passa spariscono tanti piccoli paesi in Basilicata. Una fuga che lascia sul campo solo pochi superstiti. Se poi hai 35 anni e sei rimasto qui, senza “fuggire” prima, ecco che inevitabilmente vai incontro a disagi. “Se fossi in una città, in un luogo più grande, con più posti da scoprire e persone da conoscere, forse riusciresti anche a a svagarti, a non pensare, a sorridere e scoprirti diverso”. Invece nella provincia lucana sembra che tutto si sia congelato. “Si lavora a giornate, a volte sì, più spesso no”. E la mattina “scorre solo se la giornata è lavorativa”. Passa male, anzi malissimo, se quel giorno non ti hanno chiamato e resti a casa. Ti piombano tutti i pensieri addosso.

“Col passare del tempo diventa tutto più complicato, e mancando anche i passatempo, inevitabile che poi ti ritrovi al bar la sera a raccontarti sempre gli stessi fatti e senti la tua vita come se se fosse sprofondata”. Ma poi arrivano le feste. E tornano i coetanei che vivono altrove. “Durante le feste, a Natale come l’estate, ti confronti con gli amici di giovinezza che se ne sono andati, e capisci che davvero ti sei perso un pezzo di vita. Ti raccontano dove vanno, cosa fanno. I viaggi, il lavoro retribuito bene. E ti senti un po’ male. Ma poi ti dici: qual è il mio reato, essere rimasto qui? Perché anch’io non dovrei essere felice e spensierato allo stesso modo…”. E’ la vita del lucano ormai cresciuto, che fa i conti con lo spopolamento e con paesi che si stanno trasformando sempre più in presepi, per non dire in grossi luna park per pensionati.

“Siamo sempre meno, i miei coetanei, amici di un tempo, li vedo ormai pochissimo, sono così distanti…”. E così, si vive come si può. Si recita a soggetto. “Il lavoro quando c’è, e la sera al solito bar. Perché mancano le alternative. Alcune volte senti che manca proprio la vita. Vai a dormire che ti senti anche tu un po’ pensionato”.

E’ questo il racconto reale di un 35enne che è rimasto a vivere in provincia di Potenza. I sogni di una regione “tradita” dall’oro nero, sono finiti in fondo ad un cassetto. E soprattutto non si riesce ad immaginare un futuro nel medio termine. “Ora sembra che al lavoro mi stanno chiamando qualche giorno in più. Voglio illudermi. Dovrei pensare più a me stesso. E al futuro”. Speriamo. Il futuro di chi oggi ha poco più di 30anni e una vita davanti, sembra, all’improvviso, il futuro di un’intera terra. Ma non è certo un tema da affrontare alla vigilia di una campagna elettorale. Con che faccia i prossimi candidati alle Regionali lucane riusciranno a rispondere a questa inquietudine, a questi vuoti paesi, sempre più simili a presepi, e con sempre meno figuranti? Non certo con le solite promesse. Non ci crede più nessuno. Il presepe, nel frattempo, è sempre più spoglio. Ogni giorno di più…