PESCARA. I nove imputati coinvolti nel crac della Oma (Officina Metalmeccanica Angelucci) del gruppo Angelucci, una bancarotta fraudolenta da circa 100 milioni di euro, davanti al gup Francesco Marino ieri hanno annunciato la scelta dei riti alternativi che verranno ufficialmente incardinati nel corso della prossima udienza fissata al 18 aprile.
Un passaggio tecnico che ha riguardato non solo la decisione relativa a chi chiederà il patteggiamento e chi invece il rito abbreviato, ma anche per la costituzione delle parti civili. E qui bisognerà che il giudice sciolga il nodo, sempre nella prossima udienza, visto che la curatela della Oma ha depositato una integrazione all’atto di costituzione di parte civile, e invece la società Humangest ha trovato subito l’opposizione del pm Andrea Di Giovanni che ha rilevato che per gli stessi crediti per i quali la società vuole esercitare l’azione civile, esiste un procedimento a carico della stessa società attivato sempre dalla Procura pescarese.
La difesa di Mauro Angelucci si è invece opposta ad entrambe le richieste di costituzione, in quanto sarebbero arrivate dopo che nel fascicolo del giudice era già stata depositata la richiesta di patteggiamento di Mauro Angelucci (che dovrebbe essere al di sotto dei due anni), già con il parere favorevole della procura. Davanti al gup sono finiti, lo ricordiamo, Mauro Angelucci (ex presidente di Confindustria ed ex presidente della Camera di Commercio di Chieti-Pescara), Giovanni e Alessandro Angelucci, l’imprenditore Rocco Pilotti, il consulente Giancarlo Masciarelli (legato ad alcune delle più importanti vicende giudiziarie degli ultimi anni), il sindaco Gianpaolo Canzano e i componenti del collegio sindacale, Sandro Marcucci, Dario Di Matteo e Renato Marsili: con accuse che a vario titolo vanno dalla bancarotta fraudolenta, alle false comunicazioni sociali, con annessi reati fiscali, tutti reati collegati al fallimento della Oma di Torre de’ Passeri. “
«Con le loro funzioni di rappresentanza e direzione», scrive il pm nella dettagliata contestazione in riferimento alle posizioni degli Angelucci avvicendatisi alla guida della fallita società, «mediante le condotte descritte nei capi di imputazione, conseguivano indebitamente il profitto complessivo superiore a 85 milioni di euro». Regista occulto di tutta questa operazione, secondo la procura sarebbe stato Masciarelli, definito «consulente contabile-finanziario degli Angelucci e concorrente morale» di una serie di operazioni che avrebbero portato al fallimento la Oma (dichiarazione del tribunale del 22 ottobre del 2019), dopo che era intervenuto l’autofallimento della Holding Angelucci.
A dare una svolta alle indagini (che erano già state avviate dalla procura), nell’estate del 2019 arrivò la decisione di Mauro Angelucci di andare a parlare con i magistrati, probabilmente per evitare conseguenze più pesanti per la sua persona visto che le indagini erano ormai in uno stato molto avanzato. Fu una vera e propria confessione con la quale l’imprenditore ammise una serie di reati, fra cui falsi in bilancio e la bancarotta. Nelle 20 pagine di imputazione la procura spiega nel dettaglio ogni passaggio del crac, parlando di alchimie contabili attribuite anche a Masciarelli (vengono approfondite nelle accuse i passaggi dell’operazione Simest, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, che per l’acquisto della Oma versò 10 milioni di euro: soldi che ebbero però una destinazione diversa).
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