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FARINDOLA. Disavventura spiacevole per un 50enne escursionista di Farindola. L’uomo nella mattinata di lunedì si è recato nella zona di Rigopiano per fare un’escursione a piedi, così come in tante altre occasioni. Al rientro, però, verso l’ora di pranzo, contrariamente a quanto avvenuto all’andata con la strada tranquillamente aperta, il 50enne si è trovato a fare i conti con la sbarra d’accesso al valico abbassata che, di fatto, gli ha negato il passaggio verso casa con la propria auto. Ed è rimasto prigioniero.
A quel punto, dopo aver atteso un’oretta, è riuscito a contattare un operaio del paese che aveva le chiavi della sbarra e che gli ha liberato il passaggio, consentendogli di tornare a casa.
A occuparsi della chiusura della sbarra sono gli uomini della Provincia di Pescara deputati alla sicurezza della viabilità. «Dalla tragedia di Rigopiano in poi è diventato praticamente impossibile accedere liberamente alla zona. Al minimo accenno di maltempo la strada viene interdetta», racconta l’escursionista. Un imprevisto che se fosse capitato a una persona inesperta avrebbe potuto avere conseguenze anche gravi.
«La sbarra è chiusa dalla Provincia, senza che il Comune di Farindola venga avvisato, che valuta in tempo reale se ci sono le condizioni di sicurezza», precisa il sindaco Ilario Lacchetta. «Il Comune ne chiede la chiusura quando ci sono particolari condizioni di criticità, tipo allerta valanghe. Ma non è stato questo il caso», precisa ancora il sindaco. E prosegue: «Ora attendiamo il parere dell’ente Parco per l’installazione dell’impianto semaforico che automatizzerà anche la sbarra grazie a una centralina che sarà installata sul monte Siella, dando un congruo anticipo a chi si dovesse trovare all’interno dell’area in chiusura. Il progetto è stato già finanziato dalla Regione Abruzzo con 110 mila euro. I lavori partiranno dalla prossima primavera-estate. È dunque una situazione temporanea di disagio che sarà risolta dal prossimo inverno», assicura il sindaco Lacchetta .
Commenta il presidente del Cai Farindola, Daniele Borgheggiani: ««Al di là del fatto spiacevole che ha coinvolto la persona rimasta bloccata e, per inciso non è la prima volta, quello che colpisce è la metodica scelta alla soluzione di un problema. È dall’alba del gennaio 2017, successiva alla tragedia di Rigopiano, che alla prima nevicata, anche inconsistente come questa appena venuta, si preventiva allarme e rischio, si abbassano le sbarre e di conseguenza si preclude il passaggio attraverso il valico appenninico, delle persone, dei frequentatori e appassionati di montagna con inevitabili ricadute negative sul turismo e sull’economia locale di questa parte di territorio».
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