TERAMO. A gennaio arriva in Cassazione l’ultimo caso di parricidio avvenuto nel Teramano prima del delitto di viale Crispi. Si tratta dell’ultimo grado di giudizio per Giuseppe Di Martino, il 48enne architetto di Silvi accusato di aver strozzato il 73enne padre Giovanni al termine di un violento litigio scoppiato nella casa di Silvi nella notte tra il 13 e il 14 giugno 2019. In primo grado è stato condannato a 25 anni, in appello a 21. Nel corso delle indagini preliminari e successivamente nell’istruttoria dibattimentale di primo grado, la Procura (pm Enrica Medori) ha sempre sostenuto la morte per strozzamento così come stabilito anche dai periti nominati della Corte d’assise.
«A carico della vittima», hanno scritto nelle motivazioni i giudici di primo grado, «vi fu, con certezza, una costrizione meccanica intensa alla regione del collo». Secondo le motivazioni di primo grado « la condotta complessivamente posta in essere dall’imputato evidenzia una incontrovertibile determinazione da parte di Giuseppe Di Martino, seppure verosimilmente insorta o quantomeno notevolmente rafforzatasi al momento dello scontro fisico con il padre, che non lascia dubbi sulla sussistenza della volontà omicida». Con un particolare, secondo i magistrati di primo grado, a sottolineare la volontarietà dell’azione: «In tale contesto non si rinviene alcuna valida ragione, diversa da un ostinato intento omicida, affinchè un 45enne con una possente struttura fisica, debba pervicacemente tentare ed infine imprimere una potente costrizione al collo, fino a fratturare i corni tiroidei superiori, nei confronti di un 73enne, già costretto a terra in precarie condizioni fisiche, per un tempo (infinito) di almeno 4-5 minuti, mollando la presa solo quando ormai troppo tardi o addirittura in seguito al sopraggiungere della morte».
Nel 2006 un altro parricidio a Teramo città quando l’80enne Antonio Trentacarlini morì stroncato da un infarto dopo una violenta discussione avuta con il figlio Eddy nel corso della quale era stato picchiato ed era caduto a terra. Eddy Trentacarlini, al termine di un rito abbreviato, è stato assolto per incapacità di intendere e di volere. L’uomo, venne accertato nel corso delle indagini, soffriva di disturbi psichici e quella sera di giugno la lite con il padre era scoppiata per il suo rifiuto di prendere i medicinali prescritti dai medici. Quando il padre lo rimproverò per non averli presi scattò una violenta discussione. Il figlio colpì il padre con pugni e schiaffi. Dopo una ventina di minuti l’anziano di accasciò a terra stroncato, accertò l’autopsia, da un infarto. Molto probabilmente conseguenza del forte stress subito.(d.p.)
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