L’AQUILA. Buste paga più pesanti, nel 2024, per i lavoratori dipendenti. Con un beneficio netto, in media, di circa mille euro in più l’anno. Per finanziare la misura, il governo ha inserito nella Manovra un plafond di 10,7 miliardi che serviranno al rinnovo, per il prossimo anno, del taglio del cuneo fiscale e contributivo: il 7% per i redditi fino a 25mila euro e il 6% per quelli fino a 35mila. Intervento a cui si aggiunge la riforma delle aliquote Irpef con l’accorpamento dei primi due scaglioni, fino a 15mila euro annui e tra i 15mila e i 28mila, che vedranno applicata la stessa aliquota pari al 23%. A conti fatti, a beneficiarne maggiormente saranno i lavoratori con stipendi netti tra i 1.663 euro e i 2.127, che godranno di un aumento totale mensile, rispettivamente, di 100 e 104 euro.
IL NUOVO CUNEO FISCALE.
Il beneficio oscillerà molto, a seconda dello scaglione di reddito a cui appartiene il dipendente. La modalità di divisione per fasce, inoltre, fa cessare ogni agevolazione oltre la soglia lorda di 35mila euro. Non solo: superata questa soglia anche di un solo euro, si perdono annualmente, rispetto a quest’anno, circa 1.100 euro.
Per capire chi perde e chi guadagna con le nuove aliquote Irpef e il taglio del cuneo fiscale ovvero la somma delle imposte dirette e indirette e dei contributi previdenziali versati dal lavoratore al datore di lavoro, cioè lo stipendio lordo versato dal datore e la busta paga netta ricevuta dal dipendente, bisogna considerare che più si abbassa il cuneo fiscale, grazie a una minore tassazione del costo del lavoro, più aumenta lo stipendio netto. Per il 2024 il governo ha confermato il taglio del cuneo fiscale già applicato quest’anno: il 7% per chi ha un reddito da lavoro dipendente inferiore ai 25mila euro lordi e il 6% per chi ha un reddito tra i 25mila euro e i 35mila.
Il beneficio è di 75 euro per i redditi da lavoro dipendente tra 8mila e 15mila euro. Fino a 28mila euro il vantaggio aumenta progressivamente fino ad un massimo di 260 euro. Diversa la situazione per chi ha redditi superiori a 50mila euro: in questo caso il beneficio viene azzerato per effetto del taglio delle detrazioni per oneri e spese non sanitarie.
CHI SUPERA 35MILA EURO.
Questa fascia di lavoratori sarà penalizzata dal nuovo sistema di calcolo. Si tratta di stipendi di 2.692,31 euro per 13 mensilità. Se il tetto dei 35mila euro annui viene superato, per esempio con una voce accessoria come lo straordinario, si perde del tutto il taglio del cuneo fiscale del 6%.
In sostanza, a fronte anche di un piccolo aumento dello stipendio, il lavoratore si ritrova meno soldi in busta paga di quanti ne avrebbe avuti rimanendo appena al di sotto dei 35mila euro di reddito.
Di fatto, i 260 euro di taglio del cuneo per i redditi più alti vengono del tutto cancellati. Per i redditi fino a 25mila euro, invece, il superamento di tale soglia, vede la riduzione del taglio del cuneo fiscale dal 7% all’1%.
LA NUOVA IRPEF
La seconda voce da prendere in considerazione per il calcolo complessivo della busta paga netta dal prossimo anno è la nuova Irpef.
La mini-rivoluzione adottata dal governo riguarda, come detto, l’unione tra i primi due scaglioni, in pratica tutti i redditi fino a 28mila euro, che si vedranno applicare un’aliquota base del 23%. Questo meccanismo porterà un risparmio del 2% per i redditi compresi tra i 15mila e i 28mila euro; non cambierà nulla, invece, per i redditi più bassi fino a 15mila euro.
Il modello Irpef verrà rimodulato secondo questo schema: fino a 28mila euro di reddito aliquota al 23%; oltre i 28mila euro aliquota al 35%; oltre i 50mila euro verrà applicata un’aliquota del 43%. A dare lo stipendio netto in busta paga è l’effetto combinato della nuova Irpef e del taglio del cuneo fiscale. Effetto che scompare sopra i 35mila euro di reddito, in quanto il taglio del cuneo non interessa le fasce di lavoratori al di sopra di questa soglia. La combinazione del taglio del cuneo con la nuova Irpef, cioè con l’abbassamento dell’aliquota dal 25% al 23% per il secondo scaglione di reddito, produce un effetto migliorativo sulla busta paga mensile che varia dai 60 euro circa per chi percepisce 15mila euro l’anno ad un massimo di poco più di 100 euro per i redditi di 35mila euro, sempre calcolando 13 mensilità.
Al di sopra di questo tetto si riduce ad una ventina di euro per tredici mensilità, con esclusione totale dei lavoratori oltre i 50mila euro di reddito annuo.
COME CAMBIA LO STIPENDIO.
Chiarito il meccanismo, si può fare qualche esempio pratico.
Ad avere i maggiori vantaggi dalla manovra saranno i lavoratori che guadagnano poco meno di 29mila euro lordi l’anno ovvero 2.200 euro lordi al mese, che avranno l’aumento massimo in busta paga. Qualcosa come 110 euro netti in più al mese.
Si tratta, a conti fatti, di circa 1.430-1.440 euro aggiuntivi nell’arco dell’anno. Cifra che scende a circa 1.346 euro totali, poco più di 103 euro netti al mese per 13 mensilità, per i lavoratori che raggiungono quota 30mila euro lordi l’anno.
I redditi da lavoro dipendente compresi tra i 40mila e i 50mila euro dovranno, invece, accontentarsi di un aumento di soli 260 euro totali, che corrispondono a 20 euro al mese. Chi guadagna meno di 15mila euro l’anno non avrà alcun cambiamento rispetto alla situazione attuale. Stessa cosa vale per i redditi sopra ai 50mila euro che, nel 2024, secondo quanto stabilito dal governo, non potranno beneficiare della misura.
AUTONOMI E PENSIONATI.
Diverso il discorso per i lavoratori autonomi e i pensionati. Entrambe le tipologie sono escluse dal taglio del cuneo fiscale: per loro l’unico beneficio arriverà dall’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef e, dunque, dal risparmio del 2% per l’attuale secondo scaglione, quello compreso tra i 15mila e i 28mila euro. Autonomi e pensionati con redditi tra i 30mila e i 50mila euro si troveranno in tasca 260 euro in più. Una cifra che scende a circa 100 euro se si calcola un reddito di 20mila euro.
Dal conteggio effettuato sulla nuova Manovra 2024 si evince come, ad avere il maggior vantaggio siano i lavoratori dipendenti di fascia media: beneficio che si annulla se lo stipendio sale di livello. Come anche nel caso di autonomi e pensionati, per i quali il vantaggio è minimo.
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