L’AQUILA. È finita in Cassazione la questione relativa al diritto o meno del consigliere comunale straniero ad avere l’indennità come tutti gli altri colleghi. La vicenda fu sollevata qualche anno fa da Gamal Bouchaib che era stato eletto consigliere aggiunto «quale espressione degli ospiti stranieri residenti nel Comune dell’Aquila». Il regolamento del consiglio non prevede tale indennità (o gettone di presenza) per il consigliere straniero. Va tenuto conto che chi partecipa a tutte le sedute (commissioni e consigli), può arrivare a sfiorare i 1.000 euro al mese. Gamal Bouchaib si era rivolto al tribunale civile che nel 2019 gli aveva dato ragione. «Va rilevato», si leggeva nella motivazione, «che il consigliere aggiunto trova riconoscimento nella convenzione sulla partecipazione degli stranieri nella vita pubblica a livello locale sottoscritta a Strasburgo e ratificata con legge del 1994. In particolare il capitolo B della legge, per ciò che rileva in questo giudizio, impegna gli Stati firmatari, tra l’altro, ad adottare disposizioni appropriate a livello istituzionale che garantiscano la rappresentanza, nelle collettività locali, dei residenti stranieri che raggiungano un numero significativo». Il giudice, inoltre, aggiungeva che in ottemperanza a una determinata normativa «lo Statuto del Comune dell’Aquila attribuisce al consigliere straniero lo status e le prerogative del consigliere comunale per la partecipazione alle sedute del consiglio fatta eccezione del diritto di voto. In tale prospettiva, poiché il Comune nell’esercizio della sua autonomia organizzativa ha riconosciuto nello Statuto e nel regolamento al consigliere straniero aggiunto lo status e le prerogative del consigliere comunale, non può che trovare applicazione la disposizione che riconosce ai consiglieri comunali e provinciali il diritto a percepire, nei limiti della norma, un gettone di presenza che costituisce una somma a titolo di indennità per l’attività onoraria effettivamente prestata». In Appello la sentenza di primo grado è stata ribaltata escludendo qualsiasi indennità per il consigliere straniero «in ragione della tassatività e chiarezza delle previsioni di legge». Gamal Bouchaib ha ora fatto ricorso in Cassazione per veder riconosciuto il suo diritto a percepire l’indennità. È chiaro che si tratta di una battaglia di principio che va al di là della somma (peraltro contenuta) che eventualmente Gamal Bouchaib andrebbe a percepire. (g.p.)
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